Si è tenuto a Firenze il Congresso nazionale dell'Ins, l'evento annuale dell'International Neurmodulation Society giunto quest'anno alla sua 82.esima edizione. Novità di questo 2019, la presentazione di nuovi incoraggianti risultati sugli effetti della trasmissione midollare della corrente elettrica in pazienti paraplegici, che aprono nuovi possibili orizzonti nell'applicazione della neurostimolazione midollare. Alessandro Dario, presidente Ins e responsabile di Neurochirurgia funzionale all'Asst Settelaghi - ospedale Macchi di Varese, ha collaborato con il direttore Uoc di Medicina riabilitativa a Villa Beretta, Franco Molteni, in un percorso di approfondimento clinico sugli effetti della terapia Scs - Spinal Cord Stimulation, tecnologia di stimolazione midollare - in pazienti paraplegici completi in un'ottica funzionale riabilitativa."Il protocollo - racconta Molteni - è un mix tra l'indicazione ufficiale che ha in questo momento lo stimolatore laminatomico che viene impiantato in un paziente che ha una lesione midollare e sente dolore. Lo stesso stimolatore che viene impiantato per il controllo del dolore dal dottor Dario, a quel punto viene verificato negli effetti che ha non solo sul dolore ma sul controllo della vescica, delle funzioni vegetative come pressione arteriosa e frequenza cardiaca, e sul controllo motorio durante training riabilitativo con tecnologie avanzate". "Abbiamo aperto una breccia nel muro - sottolinea Dario - perché l'indicazione principe per questo tipo di neurostimolatori è il dolore cronico di tipo neuropatico"."A fronte di un beneficio che il malato ha avuto dall'impianto dello stimolatore - prosegue - abbiamo notato che ci sono stati miglioramenti anche sulla parte di tipo motorio, vescicale e neurovegetativo. Il paziente aveva avuto 7 anni fa un trauma per il quale era rimasto completamente paraplegico con interruzione del midollo a livello di D5, quindi aveva sviluppato nel tempo una sensazione di dolore importante agli arti inferiori: è stato impiantato uno stimolatore laminatomico a tre vie per poter coprire con il numero di elettrodi massimo tutta l'area midollare interessata dal dolore".

"Le tempistiche hanno impressionato anche noi - racconta - perché anche a così tanta distanza di tempo abbiamo avuto degli effetti, come se il midollo fosse del tutto in grado di rimanere inattivo ma pronto, sotto una stimolazione, a rifare i movimenti e le azioni per le quali è stato progettato".