LADISPOLI - L'assoluzione. Sarà questa la richiesta del ricorso che i legali della famiglia Ciontoli, gli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina, presenteranno in Cassazione. Ricorso che andrà a coinvolgere i due figli di Antonio Ciontoli, Federico e Martina, e la moglie Maria Pezzillo. I due legali sono infatti tornati a ribadire come tutti i componenti della famiglia quella notte si fossero affidati al capofamiglia Antonio Ciontoli, per i soccorsi a Marco Vannini. Il ragazzo si trovava a casa della famiglia della sua fidanzata, Martina Ciontoli, la sera del 17 maggio 2015, quando un colpo di pistola lo raggiunse al braccio, causando la morte tre ore dopo per shock emorragico. La Corte di Appello di Roma ha confermato per i tre componenti della famiglia, Federico, Martina e Maria Pezzillo la condanna a tre anni per omicidio colposo, mentre ha derubricato il reato per il capofamiglia da omicidio volontario con dolo eventuale a omicidio colposo aggravato dalla colpa cosciente condannando Antonio Ciontoli a cinque anni, il massimo della pena per questo tipo di reato, come hanno tenuto a precisare i legali. Per quest'ultimo i due avvocati stanno valutando la possibilità di presentare un ricorso in Cassazione.Sarebbero due in particolar modo gli aspetti che starebbero valutando, anche se nello specifico non hanno fornito alcun tipo di indicazione. segue



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«Dobbiamo valutare – ha spiegato Miroli – questa possibilità perché sicuramente la sentenza di appello ha accolto tutte le argomentazioni inserite nel nostro ricorso. Bisognerà dunque valutare se le argomentazioni del giudice d'appello presentano delle censure».



I due legali nell'arco della conferenza stampa tenuta ieri per annunciare il ricorso, hanno tenuto a sottolineare che dopo le motivazioni della sentenza di secondo grado che ha visto condannato a cinque anni per omicidio colposo con colpa cosciente il capofamiglia «non si può più parlare di una volontarietà del colpo di pistola né che possa essere stato qualcun altro a sparare». «Nessuno – hanno aggiunto gli avvocati Miroli e Messina – ha potuto provare che fosse passato per la mente della famiglia che Marco potesse morire. La colpa è certamente grave ma non possiamo crocifiggere una persona per un errore. L'azione di Ciontoli è censurabile e per questo pagherà, giustamente, le coseguenze». I due legali hanno voluto chiarire alcuni aspetti della vicenda che ormai da anni tiene banco sui media non solo locali ma anche nazionali con migliaia di italiani che alla luce delle sentenze di primo e secondo grado continuano a chiedere giustizia per Marco Vannini. «Comprendiamo e siamo solidali con la famiglia di Marco per il danno irreversibile subito. Un danno irreversibile – ha proseguito l'avvocato Messina – subito anche dai Ciontoli proprio per i legami che c'erano». Per il legale in casi come questi ci sono «tante questioni che restano a livello sentimentale, emotivo, aperte. È chiaro che dover parlare di una vicenda così tragica che, secondo la perizia fatta, si sarebbe potuta svolgere in maniera diversa, salvando una vita umana, può lasciare aperti molti interrogativi e scenari. Ma quello che conta – ha proseguito il legale dei Ciontoli – è il dato processuale ed è proprio su questo binario che cerchiamo di riporare il dibattito. La verità processuale deve avere il sopravvento per far sì che la ferita possa richiudersi». Dello stesso avviso l'avvocato Andrea Miroli: «Il processo serve ad accertare le responsabilità sulla scorta di quelli che sono i dati che sono stati dimostrati nel contraddittorio tra le parti. Si tratta in questo caso di una sentenza molto tecnica perché fondamentalmente si tratta di comprendere la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente quasi incomprensibile a chi non è un giurista».