“La logica dei pagamenti che applicano le nuove tecnologie non riguarda solo il futuro, ma è una logica che ci rende la vita più semplice”. E’ la premessa che Giuseppe Roma, sociologo, presidente e segretario generale di R.U.R. (Rete Urbana delle Rappresentanze, Centro di ricerca economica e territoriale, attivo da quasi 30 anni), fa con Adnkronos/Labitalia parlando degli ‘invisible payments’, l’evoluzione del pagamento digitale, che permette di acquistare servizi e prodotti in maniera istantanea, grazie al riconoscimento dell’acquirente. 

Roma è stato un precursore di questa metodologia perché ha studiato, per conto di Società Autostrade, come risolvere il problema degli ingorghi ai caselli, spianando la strada a Telepass, il sistema di invisible payment più consolidato e diffuso nel nostro Paese. “Il grave problema delle Autostrade erano le file perché il biglietto si pagava solo col denaro contante, quindi -spiega il sociologo- la soddisfazione del viaggio in autostrada era negativa proprio per via delle code per il pagamento del pedaggio. Facemmo uno studio e l’idea che sviluppammo era quella di automatizzare i caselli. Da qui venne il progetto poi sviluppato dai tecnici della Società Autostrade, per cui uno poteva passare il casello pagando, ma, praticamente, senza fermarsi. Così abbiamo risolto il problema delle file e oggi noi abbiamo il telepass per cui nessuno si accorge che è finita l’autostrada o che ci sta entrando. Una grande innovazione che ha migliorato la vita di milioni di italiani”. 

L’esperienza di acquisto con le ultime tecnologie ‘click-and-go’ cambia radicalmente il contesto in cui si svolgono le nostre azioni e facilita il nostro rapporto con il denaro, osserva il sociologo. “Se dobbiamo comprare un oggetto, se ci troviamo in una situazione di difficoltà, se dobbiamo prender un taxi, oggi  -dice Roma- possiamo disporre in molti casi di un sistema di pagamento che non è denaro contante e non è neanche la carta di credito, ma è un pagamento istantaneo, cioè un rapporto di fiducia che il cliente instaura col sistema, per cui paghi con un click e poi ti arriva il conto a casa. E questo è certamente già una parte di futuro”. 

Un cambiamento di vissuto cui corrispondono grandi semplificazioni: “Oggi si sta lavorando ad esempio -ricorda il sociologo- per eliminare le file al supermercato introducendo l’automazione. Questi pagamenti ‘tecnologici’ si diffonderanno sicuramente sempre di più perché sono innegabilmente una comodità. Non c’è niente di negativo, i sistemi sono sempre più sicuri e se uno sta in un’altra città, ad esempio, non ha paura di andare in una zona sbagliata e di essere rapinato se non ha niente in tasca. Però, al tempo stesso, se vuole comprare qualcosa, magari attraverso il telefonino o con un instant payment, lo può fare proprio grazie a questi sistemi. In pratica -riassume Roma- si elimina la parte più ‘dolorosa’ più perché pagare è sempre un momento che può avere una qualche difficoltà (non ti trovi i soldi, hai dimenticato il portafoglio a casa), mentre si gode di più dell’acquisto del servizio, del prodotto, del viaggio in autostrada. Per ora sono sperimentali ma si diffonderanno”, prevede Roma. 

Del resto i tempi di evoluzione delle applicazioni tecnologiche sono velocissimi. “Chi avrebbe immaginato ad esempio qualche tempo fa di avere gli assistenti vocali -osserva Roma- a cui chiedi come è finita la partita di calcio o che tempo farà domani. Noi andiamo verso una vita di questo genere che non dobbiamo considerare ‘più robotica e meno umana’. Anzi. Dobbiamo considerarla una vita che ci toglie dei fastidi e ci dà più tempo e disponibilità per guardare bene le cose. Se il pagamento è automatico o digitale starò, infatti, più attento a quello che compro. Non farò solo conto sul fatto ‘ho i soldi-non ho i soldi’. 

E non esiste il pericolo di spendere di più. “No perché sono informato costantemente dagli alert e dagli estratti conto, vedo quanto ho speso e mi regolo. Lo spendere di più o di meno, poi, è anche un atteggiamento personale. Sappiamo che siamo un popolo di risparmiatori, che non fa troppi debiti anzi siamo il popolo meno indebitato del mondo. Le tecnologie, dunque, dobbiamo abituarci a comprenderle perché ci aiutiamo a migliorare la qualità della vita. Certo dobbiamo essere consapevoli, dobbiamo anche saperne di più, dobbiamo essere più attenti alle cose che facciamo. E questo, da un punto di vista valoriale, diventa un effetto positivo sulla nostra sfera personale umana”, conclude Giuseppe Roma.