MATTEO CECCACCI
Non se l’aspettava nessuno. Nessuno si sarebbe mai immaginato che tra un giorno all’altro sarebbe saltato fuori un addio tra la dirigenza nerazzurra e non dall’organico.
Le dimissioni del direttore sportivo Alessandro Fabietti, rassegnate nel tardo pomeriggio di mercoledì, hanno di fatto innescato una crisi.
È proprio così, volenti o nolenti, bisogna crederci: il Civitavecchia Calcio 1920 è in crisi. E nonostante l’ottimo piazzamento in classifica nel girone A di Eccellenza, quinto posto in solitaria con 21 punti all’attivo dopo 14 giornate disputate, in virtù delle cinque vittorie, dei sei pareggi e delle tre sconfitte, con una distanza di sole 6 lunghezze dalla capolista Real Monterotondo Scalo, la società del presidente Patrizio Presutti si trova nel vortice del disfacimento. Come prova la rottura dei rapporti con ben cinque calciatori, quattro senior e un fuoriquota: trattasi di Mario Di Ventura, Giuseppe Tabarini, Alessio Treccarichi, Andrea Selvaggio e Emanuele Tiozzo. Ma gli addii sono destinati a salire, causa il comportamento di Paolo Caputo. Stando alle dichiarazioni rilasciate due giorni fa dal centrocampista Di Ventura, primo nerazzurro ad andare via per colpa dell’allenatore, hanno fatto intendere che il motivo dei saluti dei giocatori è proprio legato all’atteggiamento e alla condotta che l’allenatore Paolo Caputo avrebbe avuto con alcuni dei suoi ragazzi da oltre un mese. E così, tra un episodio e l'altro, l’uomo che lo scorso anno vinse la Coppa Italia Promozione con la Cpc2005 portandola nel massimo campionato regionale, ha creato - sia alla dirigenza che alla rosa intera - dissidi, contrasti e situazioni difficili da affrontare. Le complicanze riguardo la formazione sono nate in primis con Di Ventura. Stando infatti alle parole del classe ’91 emergono accuse gravi su Caputo: «Si sa, un giocatore deve dare tutto per il suo allenatore - sottolinea Mario Di Ventura, ora in forza al Palestrina - ma ho subìto delle gravi mancanze di rispetto da parte di Paolo Caputo. Non posso essere considerato un peso e un avanzo per la squadra. Sono stati usati appellativi gravi nei miei confronti che mi hanno offeso e questa cosa mi ha toccato dentro: volevo addirittura smettere. Questa persona mi ha spinto ad andare via. Civitavecchia mi rimane nel cuore, è casa mia. Se andrà via Caputo sono pronto a ritornare, anche domani».
Subito dopo i contrasti con l’attaccante Giuseppe Tabarini e il difensore Alessio Treccarichi. Con loro l’arrabbiatura c’è stata perché i due ex giocatori della Roja, qualche settimana fa, avevano preso parte a un torneo di calcio a 8 a Roma senza il consenso della società. Un fatto che dà inevitabilmente ragione ai vertici societari, ma allora è anche giusto andare indietro di qualche mese fa, quando al consueto torneo amatoriale estivo civitavecchiese, di scena proprio al Tamagnini nel campo di calcio a cinque, durante la fase delle finali, tra l’altro a poche settimane dall’inizio della preparazione, prese parte al match un forte attaccante dal sinistro micidiale, che però, al contrario di Tabarini e Treccarichi, non subì alcun tipo di conseguenze, nonostante alcuni dirigenti si trovavano seduti nella piccola tribuna di fronte al bar dell’impianto sportivo di Largo Martiri di Via Fani.
E poi la terza collisione. Quella con Andrea Selvaggio. E il fatto è recentissimo: risale a domenica 8 dicembre, quando nel giorno dell’Immacolata, nel match valevole per la 14^ giornata d'andata, perso 2-1, Paolo Caputo inaspettatamente e clamorosamente schiera titolare il classe 2002 Alessandro Gandolfi - un giovane di prospettiva con ampi margini di miglioramento - lasciando l’attaccante ex serie D con la Torres in panchina. Non c’è niente di male in questo, almeno per chi non vive da vicino la realtà del Civitavecchia Calcio 1920, perché chi segue le vicende e sostiene i colori nerazzurri, ha capito fin da subito che qualcosa non andava bene. Ossia: com’è mai possibile che Caputo ha fatto esordire proprio domenica, dal primo minuto, contro una corazzata come la Tivoli, che ha speso un patrimonio per costruire una rosa capace di puntare alla serie D, il talentino 17enne? Come mai Gandolfi, o lo stesso baby Palumbo, non sono mai stati portati nelle partite più abbordabili o in quelle di Coppa Italia? Tutti semplici ma fondamentali quesiti che i tifosi si sono posti cinque giorni fa. Ma d’altronde lasciare un Selvaggio in panchina contro la Tivoli non poteva che scaturire numerose critiche e piccole contestazioni, che poi alla fine ci sono anche state.
Tutto questo, ovviamente, 72 ore dopo ha portato il centrocampista a chiedere lo svincolo, anche se il 23enne già sapeva che a dicembre avrebbe dovuto lasciare la Vecchia per motivi di lavoro. Commovente, infatti, è stata la sua dichiarazione chiave nel giorno dell’arrivederci: «A malincuore lascio i tifosi, grazie di tutto. Forza Vecchia».
Ed infine l’ultimo episodio avvenuto appena due giorni fa.
Dulcis in fundo il diverbio tra la dirigenza nerazzurra e il direttore sportivo Sandro Fabietti, che si è concluso poi con le dimissioni del diesse di Ostia, rassegnate nel tardo pomeriggio di mercoledì, appena terminata la seduta di allenamento di mister Caputo. La discussione, con idee del tutto contrarie e contrapposte tra Fabietti e il duo Caputo-Presutti su alcune vicende inerenti a dei giocatori e al calciomercato, alla fine è sfociata con il sesto addio, che tutta la piazza, la città e la Brigata Campo dell’Oro si sono improvvisamente trovati a subire. Un addio, quello di Fabietti, che certamente apre una grande crisi societaria, con un buco che non sarà assolutamente facile da tappare, visti i dieci giorni che mancano alla fine della campagna acquisti invernale, al momento inesistente, constatando un solo acquisto che porta il nome del centrocampista 30enne Gabriele La Rosa e con Max Gravina - obiettivo primario - sempre più lontano.
La speranza per la città di Civitavecchia è che tutto si risolva il prima possibile. Noi ce lo auguriamo. Nel 2020, anno a cui daremo il benvenuto tra diciotto giorni, si celebrerà anche il tanto atteso centenario. Ma in un contesto attuale così grave, come mai non risultano comunicati stampa da parte del club? E perché gli addetti ai lavori si negano anche al telefono?
Insomma, se questo nuovo “Civitavecchia Calcio 1920”, nato sei mesi fa dal cambio di denominazione di Civitavecchia 1920 e Compagnia Portuale Cv2005, stava facendo sognare un’intera città, riuscendo a portare settimanalmente più di 400 persone allo stadio, ecco che una semplice goccia, piena di addii e di accuse, che pian piano si sta espandendo, rischia addirittura di aprire una ferita difficile da rimarginare.
L’ossigeno c’è ancora, poco, ma c’è ancora.