«Il mio percorso con voi è cominciato un anno fa, con tanto entusiasmo e tanta disponibilità da parte di tutti. Vi ho messo a disposizione tutta la mia esperienza pallanuotistica da giocatore (appena conclusa). Ho provato a trasmettervela ogni giorno per cercare di alzare il vostro livello di atleti, proprio come è stato insegnato a me da molti grandi allenatori e come richiestomi dalla società quando sono stato chiamato dall’ acqua ad investirmi del nuovo ruolo».

Inizia così una lettera di saluto dell'ormai ex allenatore dell'Ipertecnica Centumcellae, Daniele Simeoni, che, con una lunga missiva, approfondisce il suo percorso nel club biancorosso nell'ultimo anno e mezzo.

«Sono convinto di aver dato tutto me stesso in questo progetto - spiega Simeoni - come è il mio modo di affrontare lo sport, per favorire in primis una vostra crescita, che, insieme alla mia, avrebbe alzato il livello agonistico societario. Sono certo che i metodi della disciplina sportiva e della responsabilità degli impegni presi, conditi dal divertimento (che non deve mai mancare), sono gli unici ingredienti per praticare la pallanuoto anche a questo livello. Abbiamo sfiorato la serie B al primo tentativo, sintomo che quei metodi cominciavano già a dare dei frutti, ma non è bastato. Quello che è emerso improvvisamente, e secondo me con qualcosa che poco c’entra con lo sport, è stata un’improvvisa intolleranza da parte di alcuni di voi proprio al sacrificio e al rispetto di alcuni input di allenamento da me richiesti, elementi fondamentali per alzare ulteriormente l’asticella. Scusatemi ma io non conosco ulteriori modi per continuare a crescere, migliorare e raggiungere un obbiettivo. Le mie richieste erano soprattutto mirate a farvi fare un salto di mentalità e di approccio, ma probabilmente molti di voi ahimè non sono pronti a questo. Questa scarsa collaborazione da parte di qualcuno ha finito per portarsi dietro tanti alibi inutili (perché solo di alibi si tratta) insieme a scarsa umiltà e poca onestà nell’ammettere che le mie scelte sono state fin dall’inizio esclusivamente caratterizzate dai criteri della trasparenza, della buona fede e il più possibile condivise con voi, con il solo fine ultimo di ricercare la scelta migliore per il gruppo (in concomitanza con l’obbiettivo di promozione da parte della società), sempre nel rispetto umano di ognuno. Alcuni si sono sempre applicati e sacrificati senza mai lamentarsi e sono stati più propensi a ricevere i miei metodi di insegnamento, e sono cresciuti molto in poco tempo. Altri trovano scuse, e faticano soprattutto mentalmente. Ero certo di in un vostro maggiore supporto, invece vi siete dimostrati sempre più restii, fino a che improvvisamente avete alzato dei muri poco sinceri (questo proprio non me l’aspettavo) e soprattutto senza un’effettiva motivazione sportiva. Alcuni hanno ragionato da persone mature e per il gruppo, altri nell’ultimo periodo hanno continuamente portato lamentele inutili all’interno di esso, aggrappandosi a motivazioni esclusivamente personali, e portandosi dietro malumori adolescenziali. Purtroppo non sono riuscito a convincervi fino in fondo che il lavoro paga e pagherà sempre e che è il sacrificio che poi darà i suoi frutti. Avete dimenticato troppo velocemente da dove siamo partiti all’inizio del nostro percorso (dovevate disputare la serie D) o da come, grazie a me e al progetto societario, avete avuto l’opportunità di crescere e rigenerato la voglia di tornare a praticare dopo anni la pallanuoto, e soprattutto farla in un certo modo. Sono stati pochi quelli che mi hanno dimostrato gratitudine per quanto mi sono dedicato, e li ringrazio, e sono quelli che ora mi sono stati vicino in questi giorni. È dura interrompere questa bella esperienza insieme, soprattutto perché secondo me avete deciso di intraprendere la strada più facile, e meno faticosa, ma sicuramente quella meno ambiziosa. È una sconfitta per me accettare che questa nostra sfida praticamente non si sia neanche potuta cominciare, perché, ricordatevi, che sono le sfide a far crescere, che decidere di mettersi in gioco fa bene soprattutto a quello che sarà il vostro futuro di uomini dentro e fuori dall’acqua. Fidatevi di più del prossimo, e soprattutto di chi ha più esperienza di voi, e che vi vuole aiutare a migliorare, apritevi, non chiudetevi di fronte alle difficoltà o agli scetticismi, e affrontateli da uomini e mai dietro le spalle. Chi paga è sempre l’allenatore, ma vi consiglio di cominciare a cambiare davvero qualcosa dentro di voi, perché non sarò né io né Roberto (Barbaro), ora a convincervi che se non si crede veramente in quello che si fa, o a cui ci si dedica, nessuno riuscirà mai a farlo al posto vostro e in questo modo non sarete mai protagonisti di un vero progetto sportivo, ma soprattutto nella vita. Con l’occasione auguro alla Centumcellae e a mister Roberto il meglio, e agli atleti che ci credono veramente un futuro glorioso».

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