Stefano Mappa
Lo sport civitavecchiese annovera tra le proprie fila tanti campioni che, grazie alle loro prestazioni e risultati, oltre a onorare l'intero movimento agonistico locale, portano orgogliosamente in alto il nome della nostra città nel mondo, richiamando l’interesse degli organi d’informazione.
Esiste però un'altra categoria di atleti, quelli che non conseguono risultati d’alto profilo tecnico e che, raramente, non trovando adeguata copertura mediatica, ma che con la stessa costanza e passione dei citati campioni affrontano imprese sportive fuori dal comune.
Parliamo degli ultramaratoneti civitavecchiesi del ciclismo, del podismo, del nuoto, del triathlon, giusto per citare alcune discipline sportive, atleti che, giorno dopo giorno, con enormi sacrifici e un'attitudine psico-fisica fuori dal comune, si sottopongono a lunghe sedute d'allenamento per affrontare sfide che vanno oltre i loro limiti.
Tra i personaggi locali che praticano discipline sportive estreme, oggi conosciamo meglio Amedeo Sargolini, atleta fisicamente e mentalmente forgiato per affrontare le maratone e le ultra maratone, in sintesi, un personaggio in grado di portare a termine imprese agonistiche a dir poco incredibili.
L'occasione di conoscere Amedeo è scaturita all'indomani della sua 150esima maratona, (42,195 metri), tenutasi a Reggio Emilia, domenica 11 dicembre, chiusa con il tempo di 4h44’04”.
Raggiunto telefonicamente gli abbiamo posto alcune domande.
Cosa rappresenta per lei il traguardo delle 150 maratone?
«Per me raggiungere le 150 maratone è stato un piccolo sogno scoccato dopo il raggiungimento delle 100 maratone. Da quel momento si è accesso in me il desiderio di superare ulteriormente i miei limiti. Maratona dopo maratona questo desiderio ha preso sempre più corpo, tanto che oggi il mio sogno l’ho finalmente portato a compimento».
Quante ore ha dedicato alla preparazione della gara?
«Per preparare la maratona di Reggio Emilia, in verità, ho dedicato pochissime ore; facendo una maratona a settimana, e in alcuni casi anche una ogni due settimane, non ho la necessità di fare tanti allenamenti, se non piccole sgambatine, integrate da 2 o 3 sedute in piscina».
La costante presenza a questa tipologia di eventi fanno di lei un punto di riferimento per tanti agonisti amatoriali. Quali consigli darebbe loro per essere pronti ad una maratona.
«Il consiglio che darei è che per prima le maratone vanno sognate, poi desiderate e infine preparate senza troppe ansie o aspettative, più si è sereni e più si possono correre bene».
Non solo partecipazione come corridore, ma anche ricercato "Pacer" dagli organizzatori. Ci spieghi il significato di questo importante ruolo.
«Avendo un po’ di esperienza, spesso vengo chiamato a svolgere il ruolo di Pacer. Questo compito mi riempie d'orgoglio, perché le mie gambe, il mio fiato ed il mio cuore sono a disposizione di chi vuole arrivare al traguardo. In pratica offro la mia esperienza a favore di coloro che sono alla prima maratona, o a favore di coloro che desiderano migliorare la propria prestazione mantenendo i miei ritmi. In questi casi cerco di aiutarli, fornendo loro consigli sulla postura, sulla respirazione, sulle eventuali crisi. Sentirti utile per gli altri è una cosa meravigliosa, sopratutto quando al termine della gara vengono a ringraziarti. Ciò mi da molta soddisfazione, significa altresì aver svolto al meglio il ruolo di “Pacer”».
Come affronta in gara le crisi che normalmente caratterizzano questa tipologia di distanza?
«Durante una maratona può capitare di andare in difficoltà per motivi di disidratazione, per calze mal indossate al punto tale di creare fastidiose vesciche, per abrasioni, o per altri motivi, anche tecnici come il fatidico muro del 33esimo chilometro. In questi casi la testa gioca un ruolo fondamentale. Grazie all’esperienza fin qui maturata, riesco a superarle abbastanza agevolmente. Per affrontare bene una maratona non è quindi solo avere delle buone gambe, ma anche una grande testa perché davanti alle eventuali crisi occorre trovare immediatamente la giusta risposta, altrimenti è la fine, vanificando il lavoro di mesi e mesi di preparazione».
Ed ora, quale sarà la prossima impresa?
«Raggiunte le 150 maratone la mia mente è orientata alla famosa competizione del “Passatore”, gara che si corre sulla distanza dei 100 chilometri lungo il tratto Fidenza-Firenze. Questa prova l’ho già affrontata, quindi la conosco benissimo. Il mio obiettivo sarà quello di portarne a termine 10. Chissà se un giorno avrò la fortuna di toccare il numero di 200 tra maratone e ultra maratone. Ci proverò, sempre con il sorriso così come il pettorale di gara che ho indossato a Reggio Emilia mi suggeriva».
Nel salutare Amedeo e, chiaramente augurargli in bocca al lupo per i futuri impegni, credo sia doveroso evidenziare come la pratica sportiva non va soltanto configurata come massima espressione del gesto atletico finalizzata al solo risultato agonistico, ma anche come fattore di benessere fisico e psichico dell'individuo. In tutto questo, il nostro Amedeo, pur ampliando la portata della sua pratica sportiva, è un esempio da imitare. lo aspettiamo quindi alla maratona n. 200.
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Amedeo Sargolini: «Ora la 100 km del Passatore»
«Le maratone vanno prima sognate, poi desiderate e infine preparate senza troppe ansie o aspettative»
14 dicembre, 2022 • 17:36