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CIVITAVECCHIA – «I blackout non nascono mai per caso». Con queste parole, i sindacati regionali di categoria Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil puntano il dito contro i disagi che, negli ultimi giorni, hanno colpito numerose città del Lazio – tra cui Civitavecchia – a causa delle interruzioni di corrente elettrica. Una lettera aperta, inviata alle istituzioni e ai cittadini della Regione Lazio, accende i riflettori sulle cause strutturali del fenomeno.
«Per difenderci dal caldo asfissiante – spiegano i sindacati – dobbiamo tenere accesi migliaia di condizionatori, proprio quelli consigliati dalle aziende elettriche per ridurre l’uso del gas e combattere il cambiamento climatico. Ma per farli funzionare serve energia elettrica, dove e quando serve». E proprio qui nasce il problema. «Chi ha la concessione per distribuire energia – si legge nella nota – oggi dà la colpa al caldo eccessivo e inaspettato, ma il vero nodo è che si è scelto di risparmiare, riparare impianti obsoleti e ridurre il personale tecnico».
I dati riportati sono allarmanti: 531.000 clienti in bassa tensione e 860 in media tensione disalimentati, per una durata cumulata di oltre 6 milioni di minuti. Un quadro che per i sindacati ha una sola spiegazione: «ENEL, tramite e-distribuzione, detiene l’85% della rete nazionale ma non ha effettuato gli investimenti necessari su impianti e forza lavoro».
«Da oltre un anno e mezzo – denunciano – sono in corso scioperi su questi temi, con centinaia di ordini di servizio affidati a organici ormai insufficienti. La dimensione finanziaria dell’azienda è diventata prioritaria rispetto al servizio pubblico».
L’appello finale è rivolto a Governo, Regioni e sindaci: «Serve riprendere il controllo su chi gestisce servizi pubblici. I blackout non sono eventi casuali, ma conseguenze dirette di precise responsabilità. Speriamo che questa volta non cali (nuovamente) il buio sui blackout, ma si faccia luce sulle vere responsabilità di ognuno».
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