CIVITAVECCHIA – Il Tribunale amministrativo del Lazio ha respinto il ricorso presentato dagli ex dirigenti dell’Autorità di sistema portuale Calogero Burgio, Malcolm Morini, Lucio Pavone e Massimo Scolamacchia, il cui rapporto di lavoro con l’ente è cessato a seguito della ristrutturazione della dotazione organica dell’ente; scelta motivata dalla razionalizzazione dell’organizzazione e del costo del personale. Sette i dirigenti che, lo scorso anno, furono interessati dalla riorganizzazione, tre dei quali però risposero all’incentivo all’esodo messo sul tavolo dall’Adsp. Gli altri quattro scelsero la strada del ricorso al Tar, che però, sentenza alla mano, no ha portato all’esito sperato.

Innanzitutto, il ricorso è giudicato inammissibile per difetto di giurisdizione, in quanto spettante - si legge - alla cognizione dell’autorità giudiziaria ordinaria - giudice del lavoro - davanti alla quale il processo può essere proseguito.

«Si aggiunge per mera completezza - scrivono però gli stessi giudici - che ove mai nella fattispecie all’esame fosse stata ravvisabile la giurisdizione del giudice amministrativo, il ricorso sarebbe comunque stato inammissibile per carenza di interesse ad agire».

In particolare, come evidenziato dal Tar, i quattro ex dirigenti hanno chiesto l’annullamento dei decreti del presidente dell’Adsp del marzo 2023, adottati però in esecuzione della delibera del comitato di gestione n.47/2021 recante le linee guida dell’organizzazione dell’ente; atto questo che non è stato preso in considerazione o contestato né al momento della sua adozione, né tanto meno insieme agli atti di gestione applicativi contestati.

La delibera, e quindi «il provvedimento di macro-organizzazione non risulta impugnato - scrivono ancora i giudici - neanche come atto presupposto, rendendo così evidente come la presunta violazione di posizioni di interesse legittimo sia stata dedotta da ricorrenti solo in via strumentale».

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