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CIVITAVECCHIA – Entra nel vivo l’iter per la nomina del nuovo presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale, che comprende gli scali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta.
Dopo la designazione avanzata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che ha proposto l’ingegner Raffaele Latrofa, la palla passa ora al Parlamento, chiamato a esprimere il proprio parere entro il 28 luglio come previsto dalla legge 84 del 1994.
Il prossimo passaggio è atteso martedì 15 luglio alla Camera dei Deputati, dove la IX Commissione Trasporti, presieduta dall’onorevole Salvatore Deidda (FdI), inizierà l’esame della nomina con una seduta fissata per le ore 12.45. Subito dopo, è in calendario un’audizione informale dello stesso Latrofa, che sarà chiamato a illustrare la propria visione strategica per il sistema portuale laziale. In quella fase non sono previste votazioni. Il voto, infatti, è atteso nella giornata di mercoledì 16 luglio, sempre presso la stessa Commissione, in una sessione consultiva che comprenderà anche l’esame congiunto di altre nomine relative a numerose Autorità di sistema portuale italiane.
Al Senato, la questione è all’attenzione dell’VIII Commissione (Ambiente, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica), presieduta dal senatore Claudio Fazzone (FI). Anche in questo ramo del Parlamento l’inizio dell’esame è previsto per martedì 15 luglio, ma a differenza della Camera non sono al momento calendarizzate né audizioni né votazioni.
Il termine ultimo per l’espressione del parere resta comunque fissato al 28 luglio: entro quella data, salvo colpi di scena, l’ingegner Latrofa dovrebbe ricevere il via libera delle commissioni parlamentari per l’investitura ufficiale che arriverà con la firma del decreto da parte del ministro Salvini.


La designazione del tecnico pisano, attuale vicesindaco e assessore ai lavori pubblici del Comune di Pisa e dirigente in ambito infrastrutturale, ha però suscitato forti reazioni. Le critiche, giunte da più fronti politici, sindacali e associativi, si concentrano soprattutto sulla presunta estraneità di Latrofa rispetto alla realtà portuale, e non solo locale, sulla mancanza di un percorso professionale in ambito marittimo-logistico e sull’assenza di un coinvolgimento del territorio nella scelta.
A farsi portavoce delle perplessità è stato, ad esempio, Italia Viva regionale, presentando un’interrogazione al Governatore del Lazio Francesco Rocca. Ma anche la FICT – Federazione europea dei manager dei trasporti– che nei giorni scorsi ha preannunciato un possibile ricorso contro la nomina.
Proprio ieri, il segretario generale della federazione, Carlo Mearelli, ha scritto una lettera ufficiale ai presidenti delle Commissioni parlamentari competenti, Deidda e Fazzone, chiedendo che «in previsione delle audizioni previste per il parere di nomina dei Presidenti delle AdSP a norma dell’art. 8 della legge 84/94, le sedute siano rese pubbliche attraverso i canali audio/video interni, con possibilità di accesso negli spazi riservati al pubblico per quanti interessati». Una richiesta in nome della trasparenza e della partecipazione democratica, a fronte di una scelta che riguarda un’infrastruttura considerata strategica per il futuro economico e industriale non solo di Civitavecchia, ma dell’intero centro Italia.
Oltre a quella di Latrofa, le Commissioni saranno chiamate a esprimersi su numerose altre proposte di nomina alla guida delle Autorità portuali italiane: da Francesco Mastro per il Mare Adriatico meridionale a Davide Gariglio per il Mar Tirreno settentrionale, da Matteo Paroli per il Mar Ligure occidentale a Rosario Antonio Gurrieri per il Mare Adriatico orientale. Una tornata che potrebbe ridisegnare, in pochi giorni, ma dopo mesi di attesa, la governance della quasi totalità dell’intero sistema portuale nazionale.
Tutti i riflettori restano però puntati su Civitavecchia, dove le prossime 72 ore saranno decisive per capire se l’ingegner Latrofa supererà indenne il vaglio parlamentare o se, sotto la pressione delle critiche, si aprirà una riflessione più ampia, non solo per lui, sulle modalità di scelta rispetto al possesso dei requisiti previsti dalla legge, anche a tutela degli stessi presidenti designati in vista di eventuali possibili ricorsi.
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