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CIVITAVECCHIA – Con una lettera aperta dai toni sinceri e diretti, Pino Musolino annuncia la fine del suo incarico alla guida dell’Adsp del Mar Tirreno Centro Settentrionale. Dopo poco più di quattro anni da presidente e poi commissario straordinario, il passaggio di consegne con il successore designato, l’ingegnere Raffaele Latrofa, sembra ormai imminente: questione di ore, forse di giorni. Musolino si congeda così da Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, dopo aver saputo coniugare visione e concretezza. Intanto, questa mattina, Musolino saluterà per l’ultima volta i dipendenti dell’ente portuale: un appuntamento che chiude una stagione segnata da scelte forti, momenti di confronto serrato e una presenza costante nei porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta.
«Non come un “personaggio” che saluta, ma come una persona che lascia una parte del proprio cuore in queste terre - scrive Musolino - a Civitavecchia, città dove il mare si mescola alla storia millenaria, ho imparato cosa significa lavorare in un porto che è allo stesso tempo un crocevia del Mediterraneo e il volto di una comunità piccola ma orgogliosa, in cerca di un suo riscatto e desiderosa di scrivere da sola il proprio futuro. Ricordo le mattine trascorse a dialogare con i lavoratori, le serate cercando di passare non visto in auto per le banchine a controllare i cantieri e a fare due chiacchiere con i lavoratori di Pas, le sfide per conciliare crescita e tutela di un patrimonio unico ma che al tempo stesso deve essere leva per guardare al futuro, non zavorra di un passato che non passa. Ogni volta che vedevo il Forte Michelangelo illuminarsi al tramonto, mi dicevo: qui non si costruiscono solo infrastrutture, si coltiva un legame tra passato e futuro».
E poi il porto di Fiumicino «dove abbiamo trasformato una ambizione che durava da 50 anni nel primo porto commerciale costruito in Italia dagli anni ’70, ho toccato con mano - ha sottolineato - la tenacia di chi non ha paura di innovare. Ricorderò sempre l’appassionata energia dei pescatori, le discussioni intense con il sindaco e quell’orgoglio silenzioso di chi sa che un hub portuale moderno può convivere con la bellezza fragile delle dune del litorale».
E infine tappa a Gaeta, «gemma vera del Tirreno, dove il porto è vita quotidiana, ho scoperto il valore di una comunità, combattiva e non certo facile - ha ricordato - che resiste con tenacia e vuole rinascere. Le vostre barche, le reti stese al sole, le discussioni sui “futuri” del porto: sono stati per me una lezione di vita. Anche nei momenti più complessi, come quando abbiamo lavorato per far crescere i traffici portuali senza tradire l’identità del golfo, ho trovato partner leali, pronti a mettersi in discussione per il bene comune davanti agli interessi di parte». «Alcuni mi hanno giustamente a volte criticato - ha aggiunto - altri aprioristicamente hanno cercato di ostacolare scelte che ritenevo coraggiose e oggi si sono dimostrate vincenti, la maggioranza di voi però mi ha sostenuto oltre ogni aspettativa. Me lo dimostrano in questi giorni i messaggi bellissimi e le attestazioni di stima che ho ricevuto e continuo a ricevere. A tutti dico: grazie. Grazie per avermi mostrato che un porto non è fatto solo di banchine, merci e gru, ma di donne e uomini in carne e ossa che lo animano. Questa mia lettera vorrei non fosse però letta come un addio. Il mio legame con questi luoghi, con le vostre famiglie, con le imprese che ho visto crescere, non si spezzerà - ha assicurato Musolino - tornerò a Civitavecchia come cittadino, magari per una passeggiata sul nostro lungomare. Seguirò da lontano, ma con affetto quasi paterno, il completamento del porto di Fiumicino. E continuerò a sostenere Gaeta come ambasciatore della sua unicità e bellezza, ovunque il mio percorso mi porterà. A chi mi dice: “Lei ha cambiato questi porti”, rispondo che sono stati loro a cambiare molto di più me. Mi porto via la consapevolezza che il progresso vero nasce solo quando si ascolta il respiro di un territorio e si lavora spalla a spalla con chi lo vive. Non cito frasi celebri, ma vi lascio una promessa: dove sarete voi, ci sarà anche un pezzetto di me. Che sia per un caffè al BarBagia o al Traghetti, per una riunione su un progetto internazionale, o semplicemente - ha concluso e assicurato - per salutarci e raccontarci le nostre storie nuove, sono sicuro che ci vedremo ancora».
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