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CIVITAVECCHIA – La Filt Cgil lancia l’allarme sul futuro del porto di Civitavecchia, definendolo “bloccato da crisi irrisolte e da un’assenza di strategia condivisa”. Al centro della denuncia, due vertenze chiave: la crisi occupazionale di Minosse, legata alla transizione energetica della centrale di Torrevaldaliga Nord, e i licenziamenti annunciati da Port Mobility, che rischiano di compromettere i servizi essenziali per la comunità portuale.
MINOSSE E LA TRANSIZIONE ENERGETICA La situazione di Minosse, legata alla centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord (TVN), evidenzia le contraddizioni della transizione energetica. La chiusura della centrale per ridurre le emissioni inquinanti, obiettivo necessario e condivisibile, lascia però 40 lavoratori in bilico e, indirettamente, coinvolge altre 100 persone dell’indotto portuale. «Non c’è un piano di transizione lavorativa adeguato», denuncia la Filt Cgil, sottolineando come le soluzioni finora proposte siano ancora vaghe e inadeguate. Nonostante l’attivazione di un tavolo di confronto presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, i progressi sono lenti, e il territorio resta orfano di un reale impegno di Enel nella riconversione. Per il sindacato, è fondamentale introdurre ammortizzatori sociali specifici per la transizione energetica, come avvenuto in altri settori, e garantire percorsi di riqualificazione e ricollocazione chiari: «I lavoratori non possono essere abbandonati nell’incertezza».
PORT MOBILITY: LICENZIAMENTI E RISCHIO SERVIZI L’altra vertenza riguarda Port Mobility, azienda responsabile dei servizi di viabilità e accoglienza passeggeri nel porto. La procedura di licenziamento collettivo avviata, che coinvolge 26 lavoratori, è definita dalla Filt Cgil «prematura e ingiustificata». Con un bilancio positivo e un rapporto costi-ricavi sostenibile, l’azienda – che opera come monocommittente con fondi pubblici – avrebbe, secondo il sindacato, il dovere di tutelare l’occupazione e migliorare la gestione. «Se ci sono difficoltà organizzative, vanno affrontate insieme, ma servono analisi trasparenti dei costi complessivi». Nonostante i tentativi di mediazione, la fase sindacale si è conclusa senza accordo. Ora la questione passa alla Regione Lazio, ma il rischio è che si arrivi ai licenziamenti senza aver esplorato alternative valide.
IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI E IL FUTURO DEL PORTO La Filt Cgil chiede un intervento deciso dell’Autorità di Sistema Portuale per costruire soluzioni condivise che preservino i posti di lavoro strategici. Ma non basta: «Servono investimenti infrastrutturali, riqualificazione dei lavoratori e un dialogo costruttivo tra imprese e istituzioni per rilanciare il porto». Il sindacato ribadisce il suo impegno a fianco dei lavoratori, ma avverte: senza una visione strategica chiara, le difficoltà attuali rischiano di trasformarsi in un’occasione persa per il territorio e l’economia del Paese.