PHOTO
CIVITA CASTELLANA – Salario minimo, tornano i banchetti per firmare la petizione. «Ci crediamo e ci mettiamo la faccia per dare risposte ai lavoratori poveri», le parole della segretaria locale del Partito democratico Nicoletta Tomei.
Il salario minimo, nel diritto del lavoro, è la più bassa remunerazione, o paga oraria, giornaliera o mensile che in taluni stati i datori di lavoro devono per legge corrispondere ai propri lavoratori dipendenti, ovvero impiegati e operai. Nell’Unione Europea 21 stati su 27 hanno leggi sul salario minimo, mentre i restanti, tra questi l’Italia, demandano l’individuazione della paga base alla contrattazione collettiva dei vari settori. Ipotizzato nel Jobs Act, è rimasto poi escluso dai decreti attuativi, che hanno previsto l’introduzione di un «compenso orario minimo» che andrebbe a coprire soltanto i settori non coperti da contrattazione collettiva. In Italia, non c’è un’individuazione del salario minimo, né da parte di una legge dedicata, né di una norma che deleghi questo compito alla contrattazione collettiva, dandone efficacia per tutti i lavoratori. Più in generale, in Italia non esiste una forma di protezione sociale “non a termine” per le fasce sociali che vivono al di sotto della soglia di povertà. Dopo un certo periodo di copertura tramite gli ammortizzatori sociali, queste persone e famiglie non hanno nessun sostegno. La concertazione fissa fino ad oggi le regole del salario minimo, in virtù di questo orientamento giuslavoristico, ma manca un riconoscimento di questa prassi da parte di una legge ordinaria. Tuttavia, in Italia un contratto collettivo di lavoro da applicare nei contratti di lavoro individuali non è obbligatorio, non è necessario il consenso del sindacato, e quindi può essere una scelta unilaterale dell’impresa; la scelta non è univoca e quindi due unità produttive della stessa impresa possono avere contratti collettivi diversi. Nell’aprile 2023 una sentenza del Tribunale di Milano ha per la prima volta stabilito un salario minimo non in base a un contratto collettivo nazionale di lavoro, ma in diretta applicazione dell’art. 36 della Costituzione, decidendo che una paga di 3.96 euro/ora lo violava in quanto collocava la retribuzione al di sotto della soglia di povertà, stimata dall’Istat in 840 euro mensili. Il Partito democratico ha presentato nei mesi scorsi un disegno di legge in merito, che valorizza la contrattazione collettiva e contrasta il lavoro povero, garantendo un salario minimo al di sotto del quale non si può andare. Sabato anche a Civita Castellana, zona mercato, sarà possibile firmare la petizione in merito. «In Italia 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano, ad oggi il governo non ha saputo proporre soluzioni adeguate – ha dichiarato Nicoletta Tomei, segretaria locale Pd – crediamo che l’introduzione del salario minimo possa essere una risposta efficace e contribuire ad assicurare ai lavoratori poveri un’esistenza più libera e dignitosa. Ci crediamo e ci mettiamo la faccia anche grazie alla mobilitazione della nostra giovanile che sta facendo uno splendido lavoro di piazza in tutta la Tuscia».