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SANTA MARINELLA – Perché si è giunti alla sfiducia del sindaco Roberto Bacheca? Lo raccontano al nostro giornale i due consiglieri di Forza Italia Patrizia Befani e Angelo Grimaldi.
«Ma chi è che parla di tradimenti? – si domandano i due ex esponenti di maggioranza - ma se tra di loro non facevano altro. Ora vengono ad accusare noi di aver tradito, quando invece all’interno di quella maggioranza si è visto di tutto». «Sono nata e vivo a Santa Marinella – racconta la Befani - sono mamma da vent’anni, per cui ho le mie responsabilità nei confronti di mio figlio, dei miei familiari e dei miei elettori. Non mi consento colpi di testa o decisioni avventate. Per questo, quando ho sfiduciato Bacheca, ho firmato con la mano pesante, ma con il cuore che si alleggeriva di una brutta responsabilità».
«Bisognava fermare il sindaco e il suo manipolo di politicanti di paese – continua l’esponente “azzurra” - per aver ridotto Santa Marinella in una città triste, scontata e noiosa. I tradimenti? Alla corte di Bacheca erano all’ordine del giorno. Diciamo che non si faceva altro, invece di governare e naturalmente sussurrare alle orecchie delle mogli, degli amici e delle mogli degli amici “tanto il pros- simo sindaco sarò io”. Non ho problemi a fare i nomi di Minghella, Bronzolino, Marongiu e Fratturato e se qualcuno me lo chiede, vi racconto come e quando sono venuti da me a chiedere il mio appoggio per fare il sindaco e qualcuno ad- dirittura a propormi di firmare contro Bacheca».
«Possiamo iniziare da Minghella – gli fa eco Grimaldi – il genio della finanza che ha portato Santa Marinella sul lastrico. Ha tradito per primo, ci diceva che era tutto a posto, che non c’era niente di sospetto e che i conti erano in regola. Ogni volta firmavamo e ogni volta poi veniva fuori che non era così. Lo dirò chiaro anche alla Corte dei Conti, così sapranno a quale porta andare a bussare, la sua».
Ma sia per Grimaldi che per Befani, il traditore principale resta l’ex sindaco Bacheca. «Si è rivelato alla fine per quello che era – concludono i due - un giovanotto in cerca di prima occupazione, senza responsabilità familiari, senza grandi vedute e doti di altruismo, che ha trovato nella politica uno scopo di vita. Ha funzionato finché ha funzionato. Adesso è tornato in famiglia, vicino ai suoi affetti più recenti. Avrà modo di riflettere e di crescere, anche grazie a noi che lo abbiamo mandato a casa».