CIVITAVECCHIA – «Stiamo assistendo a una vicenda allarmante. Le indagini sul cosiddetto “sistema Milano”, che coinvolgono anche il sindaco Sala, sembrano l’ennesimo caso in cui si intrecciano politica, affari, grandi interessi economici e opacità amministrativa. È uno schema ricorrente, che non nasce oggi: Enrico Berlinguer lo denunciava già nel 1981, parlando di questione morale e di una politica ormai trasformata in comitato d’affari.

Berlinguer non si limitava a puntare il dito contro gli avversari, ma lanciava una denuncia profonda anche verso il proprio partito. Parlava di partiti che non fanno più politica, che non selezionano in base alle competenze ma alle appartenenze, che invadono sfere estranee per gestire direttamente gli affari, aprendo così le porte a corruzione e collusioni. Aveva visto con chiarezza ciò che poi sarebbe diventato sistema.

Quella degenerazione oggi è compiuta. I consigli comunali svuotati, le giunte trasformate in uffici di ratifica, le scelte affidate a soggetti esterni, le logiche spartitorie che prevalgono su quelle democratiche. E questo avviene purtroppo a tutti i livelli amministrativi, dove troppo spesso i partiti scambiano la militanza ed il voto dei cittadini per proprietà personale e gestiscono il consenso elettorale come merce.

Nel tempo siamo passati da un centralismo democratico, dove le decisioni venivano condivise e rispettate, a un diffuso pluralismo disgregante, dove ogni corrente si ritiene libera di parlare in autonomia, anche contro le segreterie nazionali, come dimostrano episodi recenti come quello di Pina Picierno. È un sintomo grave della perdita di autorevolezza e coerenza.

Serve una svolta radicale. La politica deve tornare a indirizzare, controllare, scegliere, non subire. E soprattutto serve una riforma seria delle pene per chi tradisce il mandato pubblico: chi si macchia di corruzione, collusione o abuso della funzione elettiva va punito più duramente, perché non ha danneggiato solo lo Stato, ma la fiducia dei cittadini che l’hanno eletto.

Chi siede nelle istituzioni non agisce in nome proprio, ma in nome del popolo. E chi tradisce questo mandato non può cavarsela con leggerezza. La questione morale non è un tema del passato. È l’urgenza politica del presente».

Enrico Luciani 
segretario Partito democratico