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CIVITAVECCHIA – «Civitavecchia non si svende. Difendiamola, prima che sia troppo tardi». È l’appello di Emanuele Focone, coordinatore del gruppo territoriale del M5S, che critica le recenti dichiarazioni del consigliere della Lega Antonio Giammusso il quale «si affanna a puntare il dito contro presunte inefficienze locali, come strade dissestate, parcheggi a pagamento, verde pubblico trascurato – ha spiegato – ma dimentica che molti dei problemi da lui denunciati affondano le radici proprio nella gestione della precedente amministrazione, di cui il suo stesso partito era parte integrante. Ma il vero problema è che Giammusso, evidentemente, non guarda la Luna. E la Luna, in questo caso, ha un nome e un cognome: Matteo Salvini. Il leader della Lega, lo stesso partito di Giammusso, sta spingendo con forza per la realizzazione del nuovo porto crocieristico a Fiumicino, un’operazione che rappresenta un doppio attacco al nostro territorio: da un lato uno scempio ambientale senza precedenti, dall’altro una sottrazione di flussi turistici ed economici che penalizzerà inevitabilmente il Porto di Civitavecchia. Questo progetto si accompagna a un’altra idea dannosa: l’istituzione della cosiddetta provincia “Porta d’Italia” – ha aggiunto Focone – un’entità costruita su misura per spostare equilibri politici e interessi economici verso Fiumicino, a discapito del tessuto sociale e imprenditoriale di Civitavecchia. Una manovra che non ha nulla di neutro e che, se attuata, rappresenterebbe un colpo durissimo per la nostra città. Le recenti dichiarazioni della Lega, e il silenzio complice di chi, come Giammusso, continua a far finta di niente, sembrano un chiaro assist a questo disegno: trasformare Fiumicino nel centro nevralgico della nuova provincia “Porta d’Italia”, marginalizzando sempre di più Civitavecchia. Ci chiediamo: è forse questo il prezzo della propaganda? Mettere un piede in due scarpe, attaccando l’amministrazione locale per distrarre l’attenzione dal vero scippo in atto? I cittadini meritano risposte chiare e prese di posizione nette – ha concluso il coordinatore grillino – è ora di smetterla con la politica dell’ambiguità».