TARQUINIA – Chiarezza sulle responsabilità, e non solo, all’Università Agraria di Tarquinia. Provano a farla, con pillole informative, gli esponenti della neo nata associazione “Tarquinia nostra”.

«In questi giorni le vicende dell’Università Agraria di Tarquinia sono, giustamente, parte rilevante del dibattito pubblico perché è in questione un ente che gestisce un ingente patrimonio di proprietà della comunità tarquiniese, importante anche per la rappresentazione identitaria del territorio – affermano da Tarquinia nostra - Siccome è fondamentale conoscere per deliberare, partecipiamo al dibattito iniziando a fornire, ai non addetti ai lavori, nozioni in pillole per un primo inquadramento della questione».

«Quali che siano le vicende dell’Università Agraria, in nessun caso Tarquinia perderebbe il suo patrimonio collettivo gravato da usi civici – sottolineano da Tarquinia nostra – Stando allo statuto attuale, l’Agraria è soggetta alla disciplina delle persone giuridiche non societarie, dunque si estinguerebbe solo all’esito di un apposito, lungo e complesso procedimento disciplinato dall’art. 21 del codice civile, fatta eccezione per la devoluzione del patrimonio che è inalienabile per legge e, in questa misura, è anche insensibile alle pretese creditorie».

«La legge prevede espressamente che solo con l’estinzione di cui sopra, il patrimonio dell’Università Agraria venga gestito dal Comune, ma con gestione contabile separata; quindi con modalità decisamente diverse da quanto accade per le società partecipate e la gestione del patrimonio ex Agraria sarebbe riconducibile all’ordinaria amministrazione e terminerebbe con la costituzione di un nuovo ente collettivo che la cittadinanza potrà promuovere, autonomamente e conformemente alla legge, in piena libertà statutaria. Esemplificando sulla gestione, il Comune potrebbe ben decidere di assumere personale per qualche scopo di gestione del patrimonio, ma senza mutarne la destinazione e con risorse che devono essere reperite all’interno della gestione separata di cui sopra. Avendo scritto dell’insensibilità del patrimonio gravato da usi civici alle pretese creditorie, da parte dei beni pubblici gravati da usi civici, mette conto fornire un’ultima pillola circa la responsabilità degli amministratori dell’ente, anche se non estinto. Si tratta di una responsabilità che segue due diversi profili: la responsabilità civilistica delle persone giuridiche non società di capitali, a mente della quale rispondono verso i creditori solo coloro hanno materialmente agito, contrattato con quei creditori e, inoltre, la più preoccupante responsabilità erariale per la quale gli amministratori sono tutti responsabili, gradatamente rispetto al contributo concretamente dato da ciascuno al verificarsi del danno erariale; ma in questo caso è responsabile anche l’amministratore che avendone il dovere, perché parte di un organo deliberante in materia, non ha agito per impedire il verificarsi del danno. La questione è di quelle che meritano riflessione e contributo costruttivo di tutti. Noi ci siamo».

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