CIVITAVECCHIA – A trent’anni dall’inizio della sua tormentata vicenda, la Torre Petrolifera al largo del porto di Civitavecchia torna al centro del dibattito cittadino. A riaccendere i riflettori su quella che fu una delle battaglie ambientali più sentite dalla città è Roberto Melchiorri, voce storica dell’associazione “Civitavecchia C’è”, che lancia un nuovo, allarmato appello: «La Torre non è affatto al termine del suo percorso. Anzi, l’attuale proprietà, la Petroli Investimenti S.p.A. del gruppo Ludoil – ha spiegato – ha chiesto una proroga di ulteriori quattro anni alla concessione già estesa nel 2018». Una richiesta che, secondo Melchiorri, ignora del tutto gli effetti giudicati devastanti sull’ambiente marino. «Quell’area del fondale è ormai pietrificata – afferma – e l’impatto ambientale, anche se mai pienamente documentato con trasparenza, è evidente». Ma non è solo la Torre a preoccupare l’attivista: anche la prospettiva che la centrale a carbone di Tvn possa proseguire la sua attività oltre le scadenze previste, rappresenta «un tradimento delle aspettative di riconversione. Due delle fonti di inquinamento più contestate dalla nostra comunità – ha sottolineato – sembravano destinate a scomparire. Invece oggi tornano a ripresentarsi con rinnovato vigore, come se nulla fosse stato detto, come se il territorio non fosse già saturo di combustioni e compromessi».

Melchiorri ripercorre la lunga e complessa storia della Torre Petrolifera, iniziata negli anni ’90 tra proteste trasversali, comitati spontanei e ricorsi legali che riuscirono per un certo periodo a bloccarne l’attuazione. Un’epoca in cui il fronte del "no" raccolse migliaia di firme e unì forze politiche e sociali diverse. Poi arrivò il compromesso: un accordo tra il Comune e l’allora proprietaria Italpetroli che di fatto disinnescò la protesta, con l’impegno a costruire contestualmente la Darsena Grandi Masse e a dismettere la torre una volta completata l’opera portuale. Un’opera che, però, a distanza di decenni, resta ancora incompiuta. «Accettammo la Torre come mezzo temporaneo per realizzare un progetto strategico – ricorda Melchiorri – ma quella Darsena non è mai stata costruita. Un danno enorme per le attività portuali, un altro segnale di come le promesse fatte a Civitavecchia restino spesso parole al vento». Nel suo intervento, l’esponente di “Civitavecchia C’è” non manca di evocare anche il clima ambiguo che circondò nei primi anni di attività la presenza della Torre, tra contributi a società sportive locali e presunti versamenti annuali annunciati dalla stampa ma mai confermati.

«Ciò che avveniva ieri – conclude Melchiorri – avviene ancora oggi, forse in modo peggiore. Le decisioni che riguardano il nostro territorio e il nostro mare passano sopra le nostre teste, senza confronto né coinvolgimento. E mentre i cittadini fanno i conti con disoccupazione e crisi economica, si continua a sacrificare l’ambiente e la salute collettiva sull’altare degli interessi industriali». Un grido d’allarme che chiama in causa le istituzioni locali, regionali e nazionali.