Milano, 28 mar. (Adnkronos) - Un Paese dove le disuguaglianze aumentano, condizionano le aspirazioni e il futuro delle persone e rappresentano una ferita non solo per la singola persona, ma anche per tutta la comunità, oltre che un ostacolo allo sviluppo. Questa la fotografia che emerge dal primo 'Rapporto Disuguaglianze' dal titolo 'Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze', presentato oggi a Milano da Fondazione Cariplo. Un'analisi finalizzata a creare conoscenza sulle diverse dimensioni della disuguaglianza, ma anche a portare all'attenzione del dibattito pubblico il tema delle disuguaglianze attraverso una nuova prospettiva che possa essere utile per sviluppare insieme nuove e più efficaci soluzioni per lo sviluppo di società più inclusive e fornire uno strumento di conoscenza per addetti e non addetti ai lavori. "Da anni assistiamo a una frammentazione crescente che crea un divario di futuro e di prospettiva di vita; è in questo spazio che perdiamo il potenziale umano di tanti ragazzi, di tanti lavoratori, di tanti cittadini del domani -spiega il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti-. Le disuguaglianze si manifestano prima di quanto si possa immaginare e condizionano il futuro delle persone. Il quadro che emerge dal rapporto evidenzia dati non rassicuranti, però allo stesso tempo ci dice che ci si può lavorare e che, soprattutto, questa non è una posizione deterministica. Lavorandoci insieme, mettendosi insieme tra istituzioni, fondazioni e sistema economico, si possono contrastare le disuguaglianze e favorire lapprendimento. L'idea fondamentale, comunque, è che bisogna investire sulle persone, perché significa investire sul futuro di questo Paese. E questo emerge dalla ricerca come un elemento strategico". Il lavoro è stato illustrato nel corso di un evento svoltosi presso lassociazione Mosso, spazio nato nellambito di un percorso di co-progettazione tra Comune di Milano, Fondazione Cariplo e un partenariato di cooperative sociali e associazioni in cui convivono progetti di formazione, musica, cultura, pratiche di riuso, feste, laboratori inclusivi e ristorazione, a cui oltre al presidente Fosti, hanno partecipato Filippo Artoni (direttore sede di Milano, Fondazione Enaip Lombardia), Enrica Chiappero (ordinario di Politica economica dell'università di Pavia), Attilio Fontana (presidente di Regione Lombardia), Carlo Messina (amministratore delegato Intesa Sanpaolo), Carlo Ratti (Architetto e Urbanista, direttore del Mit SenseableCity Lab di Boston), Anna Scavuzzo (vicesindaco di Milano), Andrea Sironi (presidente di Assicurazioni Generali), Card. Matteo Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana), che ha fatto seguito alla presentazione del rapporto da parte dei curatori Federico Fubini (vicedirettore del Corriere della Sera), Valentina Amorese (Programme officer area ricerca scientifica di Fondazione Cariplo) e Gian Paolo Barbetta (Fondazione Social Venture Giordano DellAmore Evaluation Lab, Milano). Il rapporto, dopo aver tracciato gli indicatori principali e le dimensioni che concorrono a generare la disuguaglianza economica e di reddito in Italia, si concentra sullimpatto della disuguaglianza nei percorsi di apprendimento, nella costruzione della persona e della visione del 'proprio posto nel mondo'. "Davanti a questo -sottolinea Fosti- la Fondazione Cariplo, che da sempre investe sulle potenzialità delle persone e sui legami di comunità, vuole mettersi in dialogo con gli altri soggetti che possono contribuire al contrasto della disuguaglianza". Si tratta di "una sfida che impegna noi, i soggetti delleconomia, gli attori istituzionali e le organizzazioni non profit per individuare nuove modalità di intervento, che aiutino in modo consapevole ed efficace a ricucire i legami delle nostre comunità, da cui dipende il futuro delle nostre persone e delle nostre istituzioni". Ed è proprio per questo che il lavoro è stato presentato in anteprima 20 giorni fa al presidente Mattarella: "Lo metteremo a disposizione di tutti quelli che sono interessati e hanno intenzione di confrontarsi con noi su questi temi -dice il presidente di Fondazione Cariplo-. Del resto, non è un rapporto che critica soggetti o attori, ma evidenzia questioni su cui è possibile lavorare insieme". Parte della ricerca è stata condotta in ambito locale al fine di disporre di un contesto di dimensioni tali da permettere di far emergere le diverse dinamiche compresenti in uno stesso territorio. Il territorio di Milano, in particolare, ha fatto da 'incubatore' per unanalisi sul campo che ha permesso di indagare la dimensione di 'outlook', ossia di sguardo sul proprio futuro, da parte dei ragazzi. Milano e il suo territorio sono infatti un avamposto capace di cogliere con anticipo fenomeni sociali emergenti e trasversali e sono inoltre uno straordinario laboratorio di solidarietà che permette di intercettare i bisogni e immaginare nuove soluzioni. "La situazione di povertà dei bambini a Milano ha numeri che non immaginavo in uno dei punti più ricchi d'Europa -ha commentato dal palco l'ad di Intesa SanPaolo Carlo Messina-. Mi ha portato a riflettere anche sull'aspetto dei giovani che non si laureano e non lavorano, che sono 3 milioni". In questo senso "gli unici Paesi che stanno messi peggio di noi sono Turchia, Montenegro e Macedonia. Il capitale umano è un aspetto impressionante: sul fronte delle donne, 7 milioni non lavorano e poi abbiamo 10 milioni di persone che potrebbero portare un valore aggiunto al Paese". "La combinazione dei tre fattori, bassa natalità, quota relativamente bassa di laureati (28% vs 40% media europea) e il rapporto entrate-uscite dal Paese, è una bomba a orologeria -ha detto il presidente di Assicurazioni Generali, Andrea Sironi-. E tutti dobbiamo concentrarci per porvi rimedio. Il governo è molto attento sul tema della natalità, ma per vedere qualche risultato bisognerà aspettare almeno 20 anni; quindi il tema della immigrazione qualificata diventa un tema molto importante". Dunque, "se le istituzioni si muovono con questo spirito -ha aggiunto- anche noi possiamo contribuire a fare in modo che le cose accadano in questo Paese, ma se non si accelera, non possono essere solo le fondazioni private a farlo. Del resto anche la Germania, che in questo senso fa moltissimo, ha invertito il declino demografico con immigrazione qualificata. Offrire opportunità, va a nostro vantaggio". La necessità di una risposta che chiami in gioco tutti gli attori e che parta da un atteggiamento 'di iniziativa' è stato dunque uno dei temi chiave emersi durante la presentazione: "Noi -ha assicurato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana- stiamo facendo già tanto perché oltre questi problemi ci sono anche problemi che si riferiscono ai più giovani che purtroppo sono usciti dalla pandemia psicologicamente con qualche problema. E in quello stiamo già investendo molto per cercare di iniziare a dare risposte". Del resto "credo che la strada giusta sia quella della maggior formazione e della maggior possibilità di dare opportunità di trovare una strada a chi si trova in difficoltà". "Noi -ha aggiunto- vogliamo proseguire perché la cosa curiosa è che da un lato il mondo produttivo e in difficoltà per carenza di lavoratori, dallaltro lato ci sono tante persone che non riescono a intercettare questa necessità e ai trovano in difficoltà. Bisogna fare in modo che si eliminino quelle condizioni dei ragazzi, i cosiddetti neet, che non sono né studenti, né lavoratori. Bisogna intervenire su di loro e cercare di agevolare un loro spazio allinterno della società". Da questo punto di vista "stiamo facendo la nostra parte, nel senso che nel campo sia della psichiatria infantile, che della formazione, stiamo mettendo risorse anche importanti. E ancora di più ne metteremo nei prossimi anni. E chiaro -ha concluso Fontana- che più si fa squadra, più si cerca di creare una collaborazione anche tra pubblico e privato e più, credo, la soluzione potrà essere realizzata". Collaborazione e iniziativa, concetti sui quali tutti sono d'accordo, quindi. Attenzione, però, a non abbassare la guardia; proprio in questo senso il cardinale Zuppi ha lanciato un monito: "I risultati di questo rapporto sono un cazzotto nello stomaco -ha detto- ma noi stiamo diventando resistenti a tutto e così non ci scandalizziamo, non ci chiediamo che succede? Perché succede? Ebbene -ha aggiunto- forse perché abbiamo perso un sacco di tempo, perché ognuno si è parlato addosso, e lo dico con una autocritica; forse non abbiamo fatto abbastanza o abbiamo fatto cose che non servivano più". E allora, ha concluso, dobbiamo sempre tenere a mente che "la cosa peggiore delle disuguaglianze è che rischiamo di abituarci; il grido di chi sta indietro lo sentiamo di meno e così pensiamo di aver fatto abbastanza. Ma se finora non ha funzionato, vuol dire che dobbiamo fare di più. E quello che serve, soprattutto, è un esame di coscienza".