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GROTTE DI CASTRO - «Morire di lavoro, morire lavorando, non si può, non si deve, non è più tollerabile. La morte di un operaio nel mio Comune mi impone una personale riflessione». Lo afferma il sindaco del paese Antonio Domenico Rizzello. «La comunità grottana - prosegue il primo cittadino - si stringe commossa intorno ai familiari, agli amici e ai colleghi di Domenico Capacci, in un triste e sentito cordoglio. Ma non basta. Siamo stanchi tutti di piangere vittime innocenti di una guerra silenziosa, che quotidianamente miete vittime. Io non ho la presunzione di indicare, suggerire, proporre soluzioni, ma mi sento di dire che il tema non può risolversi solo con ricette burocratiche. Il tema è culturale. Siamo diventati una società che non sa attendere - prosegue Rizzello -, in cui abbiamo eliminato come fastidiosi e insopportabili i tempi di attesa. Le produzioni sono accelerate, le consegna fanno gara sulla velocità, senza rendersi conto che proprio questa contrazione dei tempi sta rendendo più fragile e pericoloso il lavoro. Siamo seduti comodi e pretendiamo che le cose ci vengano fatte o fornite in tempi praticamente immediati, dimenticando che dietro questa “smania” ci sono persone in carne ed ossa costrette ad aumentare i carichi di lavoro, accelerare le procedure e quindi, spesso, ad avere meno attenzione per la propria sicurezza. Ovviamente cambiare questa “cattiva” abitudine richiede tempi di crescita culturale che necessariamente sono lunghi, ma dobbiamo provarci e riuscirci. Recuperiamo il piacere dell’attesa, il gusto dell’aspettativa. Sarebbe bello, anche se forse anacronistico, ma forse è questo il momento di ripensare la nostra società partendo proprio dai tempi del lavoro», conclude Rizzello.
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