TARQUINIA - Il giudizio della maggioranza dei cittadini sembra essere impietoso: assurda la “strage” di pini al Lido di Tarquinia.

Sessantacinque alberi sono stati tagliati di netto. Al loro posto, assicurano dall’amministrazione comunale, arriveranno altri alberi, più belli e meno dannosi, come platani e lecci. Fra qualche anno, quello che oggi appare come un “cimitero” sarà, forse, solo un brutto ricordo. E magari, a risultato raggiunto, in molti si ricrederanno. Intanto però la drastica rimozione genera indignazione e proteste anche sui social, con una condanna senza appello.

C’è chi parla di «disprezzo e spregio verso ciò che è bello, verso ciò che è storia, verso ciò che è vita». E punta il dito contro un «approccio amministrativo dittatoriale e cieco, per niente orientato al cittadino e alla conservazione di ciò che è di tutti» e più orientato, invece, «al mero esercizio del potere tramite le ordinanze». «Non in mio nome», scrive Diletta Alessandrelli, che sui social posta la strada dove giacciono accasciati gli alberi e restano solo tronchi mozzi. La condanna è per tutti: «In tutto ciò mi chiedo: ma i consiglieri comunali ci sono? Perché in questi anni non me ne sono mai accorta. E l’opposizione? Nemmeno di quella ho avuto mai avvisaglie di esistenza - incalza Diletta Alessandrelli - Ogni tanto battete un colpo, perché l’8 e 9 giugno non sappiamo cosa fare».

Come si ricorderà, la Soprintendenza nei giorni scorsi aveva chiesto di garantire la conservazione integrale dei due filari, mediante l’impiego di tecniche agronomiche idonee a contrastare e attenuare la problematica legata alle radici affioranti. Diverse associazioni, inoltre, come Assolidi, Semi di pace, La Lestra e Demos 23 avevano invitato l’amministrazione Giulivi ad un ripensamento.

Tuttavia, la giunta ha respinto l'eventualità, sostenendo che l'innalzamento della quota stradale sarebbe oneroso e potrebbe non essere risolutivo. «Un innalzamento della quota stradale, con l’accrescimento quindi di materiale e di sottofondo, oltre a generare una maggiore spesa economica a carico del Comune, sarebbe un ulteriore aggravio di peso - la spiegazione del Comune - e quindi di pressione, sulle radici che produrrebbero sempre nuove formazioni iperplastiche con funzione meccanica: le radici costrette a muoversi tra la pavimentazione e il sottofondo già esistente demolirebbero nuovamente il pacchetto stradale affiorando in superficie. Appare quindi chiaro ed evidente che non è possibile rispettare la condizione fissata dalla Soprintendenza».

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