Hanno accettato l'invito e si sono presentati a Tiburtina per salire sul treno insieme ai pendolari. La sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, il vice presidente del consiglio Regionale, Enrico Panunzi, il presidente della Provincia Alessandro Romoli, l'assessore Walter Liberti ed il sindaco di Orte Primieri, ieri hanno viaggiato con loro.

“Il primo a presentarsi all'appuntamento con i pendolari è l'assessore del comune di Orte Walter Liberti che si è diretto a Roma a bordo di un treno pendolari da Orte insieme ad una delegazione del Comitato pendolari - racconta il Copeo (Comitato pendolari Orte) - Il treno delle16:11 è partita con 10 minuti di ritardo ed era molto affollato tanto che lo stesso assessore è stato costretto a rimanere in piedi per tutta la durata del viaggio da Orte a Roma Tiburtina che è stata di circa 35 minuti avendo percorso la linea direttissima (fortunatamente)”.

A Roma Tiburtina sono arrivati ​​poi la sindaca Frontini, dal consigliere regionale Panunzi e dal presidente della Provincia, Alessandro Romoli.

“Al binario 6 della stazione di Roma Tiburtina, i rappresentanti comunali, provinciali e regionali hanno potuto vedere con i loro occhi le condizioni del treno RV4106 delle 17.30 per Firenze SMN, arrivato già con 5 minuti di ritardo (che sono diventati 10 alla partenza) e stracolmo di persone, in piedi anche nello spazio tra 2 carrozze - racconta il comitato - La nota positiva è che il treno ha percorso la linea direttissima mantenendo “solo” il ritardo di 10 minuti. Le condizioni di questo treno sono aggravate dal fatto che è il primo treno che ferma ad Orte dopo un grosso buco pomeridiano e che, almeno sulla carta dovrebbe percorrere la linea direttissima, diventando per questo meta dei tanti pendolari che vorrebbero arrivare a casa in tempi decorosi”.

Il Comitato dei pendolari ha raccontato che "tutti insieme, rappresentanti delle istituzioni e dei pendolari, siamo saliti sul Viterbo delle 17:36, treno pagato dalla Regione Lazio come veloce, ma che causa lavori (?) da gennaio a questa parte è instradato stabilmente sulla linea lenta. Per arrivare ad Orte alle 18:40 abbiamo impiegato quindi oltre un'ora contro i canonici 30 minuti che separano Roma Tiburtina da Orte, facendo un giro turistico della Sabina in lenta”.

«Ho partecipato all'iniziativa promossa dal Comitato Pendolari Orte alla stazione di Roma Tiburtina per toccare con mano i disagi quotidiani che vivono migliaia di persone - ha detto il consigliere regionale Enrico Panunzi - Il treno delle 17:30, diretto a Orte e teoricamente il più veloce – 30 minuti di percorrenza sulla Direttissima – è diventato inutilizzabile: carrozze stracolme, aria condizionata assente, condizioni da carro bestiame. Salire è praticamente impossibile. Chi resta a terra è costretto ad aspettare il treno successivo delle 17:36 – oggi partito alle 17:45 – che percorre però la linea lenta. Un treno che la Regione Lazio paga come “regionale veloce”, ma che impiega un'ora per arrivare a Orte. E da lì, per chi è diretto a Viterbo, inizia un'altra odissea: la coincidenza con gli autobus sostitutivi, con ulteriori ritardi e disagi».

Panunzi sottolinea che «una tratta che dovrebbe unire due città vicine si è trasformata in un viaggio a ostacoli, lungo ore. E di andare anche peggio se verrà confermata rischiando l'esclusione dei treni regionali dalla Direttissima a partire dal 1° gennaio 2026 – o, peggio, già da dicembre 2025».

Per questo martedì Panunzi ha presentato un'interrogatorio urgente al presidente del Consiglio regionale del Lazio. «Servono risposte immediate e concrete - dice - La Regione deve chiedere all'Autorità di Regolazione dei Trasporti una proroga di almeno un anno all'entrata in vigore della delibera che limita l'accesso alla Direttissima ai soli treni in grado di viaggiare oltre i 200 km/h. Questo tempo è necessario per consentire la consegna e la messa in servizio dei quattro nuovi convogli già acquistati dalla Regione, progettati proprio per viaggiare su quella tratta.

Senza questa proroga - concludono - si rischia di penalizzare ulteriormente un territorio che ha già subito abbastanza. I pendolari, gli studenti ei lavoratori meritano rispetto, non promesse».