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TARQUINIA – «L’amministrazione comunale targata Sposetti ha deciso di rinunciare, anche quest’anno, a due eventi simbolo delle festività: il presepe vivente e la Casa di Babbo Natale. Una scelta che ha scatenato polemiche e indignazione tra cittadini e associazioni, che vedono in questa assenza l’ennesima ferita inferta alla tradizione e alla vita comunitaria». Diego Sileoni punta il dito contro l’amministrazione Sposetti: «Il presepe vivente, appuntamento storico e identitario, non è soltanto una rappresentazione folcoristica: è memoria condivisa, radice culturale, occasione di partecipazione. La Casa di Babbo Natale, pur più recente, aveva saputo portare gioia ai bambini e vitalità al centro storico. La loro cancellazione viene percepita come un rinnegamento della città stessa”, spiega Sileoni.
Una scelta politica, non un dettaglio organizzativo
«Molti cittadini sottolineano che non si tratta di una semplice mancanza organizzativa, ma di un atto politico – sottolinea il tarquiniese – È la dimostrazione di un’amministrazione che non crede nella forza delle tradizioni, che non investe nella socialità e che preferisce piazze vuote e cittadini rassegnati. La polemica si inserisce in un contesto più ampio di malcontento: già in passato erano stati segnalati tagli e rinunce a eventi culturali e ricreativi, con la sensazione diffusa che Tarquinia stia perdendo progressivamente la sua identità».
La comunità chiede rispetto
«La domanda che circola tra i cittadini è diretta: fino a quando si accetterà di essere privati di ciò che rende Tarquinia una comunità viva? – domanda Diego Sileoni – La richiesta è chiara: pretendere rispetto, difendere le tradizioni, reagire a quello che viene percepito come un rinnegamento sistematico. Il Natale senza presepe e senza Babbo Natale diventa così il simbolo di una città tradita, che rischia di smarrire la propria anima se non ritrova il coraggio di difendere ciò che la rende unica».
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