«Una gran bella operazione, preparata dalla giunta Tedesco e servita su un piatto d’argento all’attuale amministrazione». È una frase che non può passare sotto silenzio. A pronunciarla non è un consigliere d’opposizione né un editorialista in vena di iperboli. È Enrico Luciani, segretario cittadino del Partito Democratico, primo partito di maggioranza, il partito del sindaco Piendibene.

Luciani parla di Fiumaretta, l’area da 34 milioni di euro finita nel fondo immobiliare a partecipazione pubblica, e lo fa con toni e sottintesi che suonano inquietanti. Come quando, nella stessa relazione al direttivo Pd, insinua che “poteri forti” avrebbero impedito a Massimiliano Grasso – candidato sindaco del centrodestra – di vincere, perché avrebbe “doppiato” il centrosinistra. Dichiarazioni gravi. Luciani deve spiegare con chiarezza, in ogni sede, cosa intendeva. Perché da segretario del partito di governo della città, se ha dubbi sulla trasparenza e la linearità dell’operazione Fiumaretta, non può limitarsi a lanciarli nell’aria come uccellini che “volano e chissà dove si posano”.

Intanto l’amministrazione, va avanti fin troppo in scioltezza su alcune partire, che si ricollegano proprio a Fiumaretta. Il comune denominatore è l’advisor privato, che avrebbe dovuto essere un semplice soggetto tecnico-finanziario, ma che di fatto progetta, propone, fa lobbying e incassa. Una delega in bianco che ha trasformato un’operazione di finanza pubblica pura – il MIT paga l’AdSP, che paga il Comune – in un meccanismo complesso, con un passaggio intermedio (il fondo immobiliare) che introduce una fee e un cambio di governance.

E Fiumaretta è solo l’inizio. Di fatto nel fondo c’è già anche Italcementi, dove la fantasia dei tecnici dell’advisor immagina interi quartieri direzionali e residenziali costellati da due alberghi di superlusso. Decine di milioni di euro, annunci roboanti, grandi investitori. Ma anche lì, il controllo pubblico rischia di essere marginale, mentre la cabina di regia sembra in mano a una struttura esterna al Comune, che di pubblico non ha nulla.

E poi ci sono le Terme e la Ficoncella, l’asset più prezioso del Comune, che l’amministrazione sembra pronta a conferire al fondo come un altro “bene di passaggio”. Ma dietro le terme c’è dell’altro. Un viaggio in Romania, ufficialmente per studiare modelli di sviluppo termale, ha visto protagonisti il sindaco Piendibene, l’assessore Piero Alessi e il vero regista dell’amministrazione, Enzo D’Antò. Dicono di averlo pagato di tasca propria, per incontrare un big della politica e dell’imprenditoria romena, sindaco del secondo settore di Bucarest, con interessi anche in ambito turistico-alberghiero.

Obiettivo? Studiare “nuove formule termali” e attrarre investitori. Ma in realtà gli investitori già ci sono, e da tempo: come chi ha spostato in Italia milioni di euro per acquistare (per ora) una villa sul mare e rilevare ciò che resta dello storico ristorante L’Ideale.

La domanda sorge spontanea: sarà più interessante il business delle terme o quello degli alberghi?

E intanto Piendibene continua a muoversi con apparente facilità, ma con un equilibrio sempre più precario. Ha pestato più di una buccia di banana – per non dire altro – tra varianti urbanistiche discutibili, conflitti di interesse, conti della partecipata CSP ormai fuori controllo, e decisioni amministrative in cui i figli sono trattati meglio dei figliastri.

In una città dove i problemi si accumulano e la trasparenza dovrebbe essere la prima stella polare, tutto questo rischia di diventare esplosivo. L’estate è già calda di suo. Ma le parole di Luciani sono la scintilla. E l’incendio politico che può divampare potrebbe essere molto difficile da domare.

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