LADISPOLI – La prima multa della stagione è inflitta ai danni di uno stabilimento balneare perché il bagnino non si trovava nella sua postazione durante il servizio ma era impegnato in altre mansioni. Una sanzione di mille euro quella della Capitaneria di porto di Ladispoli-Marina San Nicola che, agli ordini del comandante Cristian Vitale, ha annunciato e farà controlli, anche con personale in borghese, tutta l’estate. Esattamente come lo scorso anno. Ispezioni quotidiane mirate ad assicurare che ci sia la necessaria sicurezza per residenti e villeggianti in stabilimenti e chioschi. Così come gli accertamenti riguarderanno i rimessaggi e la schiera dei pescatori amatoriali che spesso e volentieri non rispettano l’ordinanza lasciando lenze e ami sugli scogli e sulla riva: un pericolo per i bagnanti, soprattutto i bambini. Nel mirino dei militari i più incivili se ne infischiano dei regolamenti, magari dopo essere stati già diffidati, praticando la loro attività in orari non consoni e quindi anche dalle 9 alle 19 non rispettando così la fascia protetta (l’ordinanza comunale l’anticipa addirittura alle 8). È proibito pescare fino a 250 metri dalla costa e naturalmente chi verrà sorpreso in mezzo ai bagnanti dalle 9 in poi subirà sanzioni fino a mille euro oltre alla confisca del pescato e delle rispettive attrezzature. La premura della guardia costiera comunque è quella che ci siano le postazioni di salvamento sulle spiagge libere. Il comune di Ladispoli ne ha attivate quattro più quella dei cani a Torre Flavia. Sei sarebbe stato il numero più adeguato. Marina di Cerveteri ancora è ferma a quota zero anche se il sindaco Elena Gubetti ha annunciato la collocazione almeno di un bagnino.

Controlli non solo sulle spiagge ma anche nelle foci. In seguito ad alcune segnalazioni, lunedì pomeriggio la Capitaneria di porto è intervenuta nel fiume Vaccina per alcuni miasmi provenire dall’acqua. I marinai hanno subito informato Acea per un sopralluogo ma tutto dovrebbe essere nella norma, o meglio quell’odore insopportabile sarebbe da addebitare alla acque stagnanti accumulate nei tombini e finite nel fosso dopo il forte temporale.

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