TARQUNIA - Sono stati condotti in Commissariato, interrogati e poi arrestati. È scattata oggi la seconda fase dell’indagine condotta dagli investigatori del Commissariato di Tarquinia e dalla Direzione Distrettuale Antimafia in merito alle ipotesi di reato di riduzione in schiavitù e false emersioni su pagamento che i primi di luglio fecero scattare il sequestro presso le aziende di Tarquinia e Monte Romano di un noto imprenditore di Tarquinia.
Il 45enne, L.T, è infatti uno dei quattro finiti sotto la lente d’ingrandimento della DDA e arrestato ieri. Con lui anche S.B. di 52 anni, sempre di Tarquinia.
Vari altri soggetti risultano attenzionati nell’ambito della stessa operazione denominata ‘’Kunta Sing’’ al fine di stroncare l’increscioso fenomeno.
Stando a quanto emerso, gli imprenditori si sarebbero fatti pagare dagli stranieri clandestini, perlopiù indiani, ai quali garantivano la regolarizzazione sul territorio nazionale che però in realtà non avveniva. Lavoratori stranieri, soggiogati psicologicamente, costretti a lavorare anche 14 ore al giorno senza ferie o riposi, per una paga di 100 euro mensili e posti ad abitare in luride stalle prive di servizi igienici, fredde, ed infestate da topi: è questo lo scenario apparso agli investigatori nel corso del blitz della Polizia scattato i primi di luglio, dopo 7 mesi di serrate indagini, e avvenuto con l’affiancamento del Servizio igiene del lavoro della Asl e con gli ispettori della direzione centrale del Lavoro (ex ispettorato del lavoro) di Viterbo.Nelle prime ore del pomeriggio di ieri gli agenti del Commissariato di Tarquinia hanno condotto i due alla casa circondariale ‘‘Regina Coeli’’ di Roma. Gli atti di indagine raccolti dagli investigatori, sotto la direzione del Sostituto Procuratore della Repubblica della DDA dottor Roberto Staffa sono risultati idonei, utili ai fini della prova e assolutamente gravi, tanto che il gip di Roma ha applicato la misura cautela della detenzione in carcere a carico. Gravissimo il reato contestato. Art. 600 del codice penale con pene previste da 8 a 20 anni. Proseguono le indagini, che già oggi hanno visto altre perquisizioni e sequestri.