TARQUINIA – Dopo cinque anni si mette la parola fine alla “guerra” delle reti idriche che attraversano i comuni di Tarquinia e Civitavecchia. Una diatriba che ha visto contrapporsi il Consorzio Medio Tirreno, in liquidazione, all’Ato1 Lazio nord e alla Regione Lazio.

Il Consiglio di Stato ha infatti riconosciuto in via definitiva, con sentenza di questi giorni, le ragioni del Consorzio Medio Tirreno, già accolte dal Tar del Lazio, stabilendo che il Consorzio Medio Tirreno costituisce una interferenza d’ambito, per cui devono essere applicate le norme regionali.

La giunta regionale del Lazio dovrà pertanto predisporre, con propria delibera, lo schema di convenzione di interferenza che disciplinerà termini e modalità con cui dovranno essere trasferite le reti acquedottistiche del Consorzio; reti che oggi costituiscono proprietà indivise appartenenti a Civitavecchia (ambito Ato2 Roma), per il 60%, e a Tarquinia (ambito Ato1 Lazio nord) per il 40%; e che dovranno quindi essere consegnate ai rispettivi gestori: Talete spa per Ato1 e Acea spa per Ato2.

CINQUE ANNI DI CARTE BOLLATE La controversia, come si ricorderà, risale al 2019, quando l’ente di governo dell’Ambito Ato1 Lazio nord con una delibera della conferenza dei sindaci decise in modo unilaterale di trasferire le reti acquedottistiche del Consorzio Medio Tirreno a Talete, cioè al soggetto gestore dell’Ato1 Lazio Nord. Giova ricordare che il consorzio Medio Tirreno era nato per fornire acqua a tre comuni - Civitavecchia, Tarquinia e Santa Marinella, con quest’ultima che poi ne uscì. Rimasero pertanto solo Civitavecchia, con quote al 60% e Tarquinia con quote al 40%. Per addurre l’acqua ai due comuni, il Consorzio si serve di reti che operano a cavallo di due ambiti: Ato1 Lazio nord per quanto riguarda Tarquinia e Ato2 Roma per Civitavecchia.

Quando il Consorzio Medio Tirreno nel 2019 venne a conoscenza della delibera della conferenza dei sindaci dell’Ato1, con la quale era stato deciso in modo unilaterale di trasferire le reti acquedottistiche a Talete, si oppose immediatamente, rappresentando il fatto che operando a cavallo tra due ambiti si veniva a costituire la cosiddetta “Interferenza idraulica” d’ambito: per poter trasferire le reti c’era pertanto bisogno di una delibera della giunta regionale del Lazio che disciplinasse come dividere le rispettive reti tra i due ambiti.

Il Consorzio, pur avendo fatto presente la situazione, non trovò consensi né da parte dell’ente di governo Ato1 Lazio nord né da parte della Regione Lazio. Entrambi hanno infatti sempre negato la sussistenza  della interferenza in ragione del fatto che la maggior parte delle reti ricadono nell’ambito della provincia di Viterbo, quindi in Ato 1. Regione e Ato1 hanno quindi negato la necessità di una delibera di giunta regionale, ritenendo quindi corretto l’operato di Ato 1.

Nel 2020 il Consorzio ha però impugnato innanzi al Tar Lazio le decisioni di Regione Lazio e Ato 1; e per sostenere le ragioni del Consorzio, si costituirono anche il Comune di Civitavecchia e Ato 2 Acea. I giudici del Tar hanno quindi aperto una istruttoria all’esito della quale è risultato che il Consorzio costituisce una interferenza d’ambito. Prima di poter trasferire le reti Ato1 e Ato 2 è stata quindi ribadita la necessità di una regolamentazione a monte da parte della Regione Lazio (così come prevede la legge regionale), con apposita delibera, circa le modalità (in che misura e in che parte) del trasferimento.

La sentenza è del 2023: il Tar ha accolto le ragioni sostenute a favore del Consorzio (rappresentato e difeso dagli avvocati Gabriele Tricamo, Angelo Annibali, Andrea Ruffini e Marco Orlando);  ha accertato l’interferenza d’ambito e quindi annullato la delibera della conferenza dei sindaci del 2019 che disponeva in via unilaterale il trasferimento delle reti, quindi dei beni del Consorzio, soltanto a Talete.

A fronte della sentenza, la Regione Lazio non ha però dato attuazione a quanto deciso dal giudice, ed ha presentato appello.

Si arriva quindi ai giorni scorsi con un nuovo giudizio di fronte al Consiglio di Stato che dopo cinque anni ormai dalla nascita della questione, ha stabilito in via definitiva la correttezza delle ragioni del Tar Lazio: il Consorzio Medio Tirreno costituisce una interferenza d’ambito perciò devono essere applicate le norme regionali.

Ora la giunta regionale dovrà pertanto predisporre con propria delibera lo schema di convenzione di interferenza, che poi dovrà essere sottoscritta anche dai due Ato, Ato1 e Ato 2, Viterbo e Roma.  All’interno dello schema di convenzione di interferenza dovrà essere disciplinato il metodo con il quale trasferire le reti acquedottistiche del Consorzio e quindi come dovranno essere suddivise tra il gestore Ato1 Talete spa e il gestore dell’ Ato2, Acea spa.

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