GRAFFIGNANO – In occasione della giornata della Memoria, sabato 27 gennaio, l’associazione culturale Palimpsesto in collaborazione con il comune e l’Università agraria di Sipicciano, mettono a confronto l’opera site specific Eccidio di Iván Navarro con quella dell’artista Filippo Riniolo attraverso “Selezioni”, una performance, una voce e un gesto, per non dimenticare. Il progetto “Selezioni” prende le mosse dal terribile episodio della selezione ad Auschwitz, narrato da Primo Levi in “Se questo è un uomo”. Di fronte ad un ufficiale nazista, i prigionieri correvano mentre quest’ultimo, in pochi istanti, decideva del loro destino, spostando semplicemente a destra o a sinistra la scheda che gli veniva consegnata. Un atto di banale burocrazia che tracciava la linea tra la vita e la morte, per bilanciare gli inumani conti del campo. A questo terribile gesto Riniolo sovrappone un’altra forma di gestualità: l’interfaccia tecnologica dei social media, allo scopo di farci riflettere su quanto la follia dei campi di sterminio non sia lontana da noi. App social come le storie di Instagram e le app di incontri ci impongono continuamente di “selezionare” le persone in base a pochi dati sintetici. E il nostro gesto le colloca a destra o a sinistra, a seconda che ci piacciano o meno. Questa sovrapposizione solleva interrogativi nei fruitori sul fatto che anche loro, come tutti noi, compiano un gesto che invece di alimentare le relazioni, disumanizza. L’app che scorre sul cellulare dell’artista è stata programmata in modo che solo i nomi delle 8 persone che si sono salvate scorrono a destra, mentre tutti gli altri, morti nei campi di sterminio, scorrono a sinistra. Proprio come su Tinder.

Quando le persone vengono ridotte a schede, a numeri, si crea il presupposto per un lager. E lo notiamo in quanto siano disumanizzanti i bollettini di guerra con le cifre dei morti che ogni giorno sentiamo.

L’altro elemento protagonista dell’opera è la voce. L’opera accompagna il gesto di scorrere tutti i 1022 nomi e le relative date, proclamandoli ad alta voce. La lenta lettura di tutti i nomi evoca un rosario laico. I nomi si perdono nella loro cantilena, come un mantra che fa perdere il significato delle parole e si concentra solo sul suono. Tuttavia, la lettura di questi nomi restituisce anche l’elemento dell’ordine di grandezza: possiamo comprendere una morte, una decina di morti, ma solo ascoltando per mezz’ora i nomi di tutti i deportati possiamo davvero percepire quanti siano mille morti. Poiché sono elencati in ordine alfabetico per cognome, per diversi minuti si sente lo stesso cognome, rivelando l’enormità delle famiglie spazzate via. La voce, in questo caso, svolge altre due funzioni essenziali: ribalta il campo di sterminio, in cui il nome veniva cancellato e sostituito da un numero sul braccio. Ma soprattutto, la voce svolge la funzione di memoria: la tradizione orale, la memoria dei popoli, si è tramandata proprio attraverso la voce, nel proclamare e ripetere nomi e genealogie.

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