TARQUINIA - Hanno preso carta e penna ed hanno scritto una lettera a ciascuno dei sindaci dei comuni del distretto sanitario (Tarquinia, Monte Romano, Montalto di Castro, Canino, Cellere, Tessennano, Valentano, Arlena di Castro, Tuscania e Piansano) per chiedere loro un incontro urgente. Obiettivo: presentare il comitato “Insieme per l’ospedale” e illustrare le richieste da presentare alla Asl di Viterbo, condividendole con gli amministratori del territorio. I cittadini riuniti nel comitato spontaneo “Insieme per l’ospedale di Tarquinia” -, dopo la grande manifestazione che ha portato a sfilare per le vie della città centinaia e centinaia di persone; e dopo aver avviato una raccolta di firme nel territorio a difesa dell’ospedale -, hanno deciso di fare un ulteriore passo in avanti. Nel riconoscere che «il territorio deve essere unito nelle rivendicazioni da avanzare alla Asl di Viterbo», hanno deciso di coinvolgere nella battaglia anche i sindaci, richiamandoli al loro ruolo istituzionale.

Nella missiva inviata ai comuni, il comitato chiede esplicitamente «il sostegno alle richieste di miglioramento dell’ospedale di Tarquinia». «Il Comitato spontaneo è nato dall’esigenza di alcuni cittadini di vederci chiaro sui disservizi che si stanno verificando nel nostro ospedale da alcuni mesi a questa parte», spiega il comitato nella missiva, che riporta anche alcuni esempi: «Lunghe file d’attesa; trasferimenti dal nostro Pronto soccorso all’ospedale di Belcolle o di Civitavecchia per mancanza di ortopedici, cardiologi, e altri specialisti; chiusura della sala operatoria agli interventi maggiori di ortopedia quali traumi e protesi». «Abbiamo preso atto con apprensione dell’impoverimento graduale che negli anni ha coinvolto l’ospedale - sottolinea il comitato -: si è cominciato con la chiusura del reparto di Pediatra, stimato e apprezzato dalla popolazione di Tarquinia e dei comuni del comprensorio; si è continuato inesorabilmente ad agosto del 2015 con la chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia. Abbiamo perso servizi e operatori di qualità. Molti di noi ricordano i bravi pediatri dell’ospedale, le ostetriche e le ginecologhe che oltre alla cura, si prodigavano in attività di prevenzione, di educazione sanitaria e sessuale. Furono perdite pesanti e oggi ci sentiamo in colpa, come cittadini, per non esserci battuti contro quei tagli a quei reparti e a quei servizi così importanti. Oggi ci siamo di nuovo. Questa volta si vuole chiudere il reparto e il servizio di Ortopedia, altro fiore all’occhiello del nostro ospedale e che ha servito cittadini non soltanto del nostro distretto ma anche abitanti della provincia di Roma - spiega il comitato - Si intende declassare il nostro Pronto soccorso senza tenere conto che, durante la stagione estiva, il bacino di utenza si moltiplica notevolmente e che la presenza dell’autostrada porta inevitabilmente un aggravio degli interventi. Perciò ci siamo riuniti in Assemblea. Ci siamo visti il 14 marzo presso i locali concessi gentilmente dall’associazione Arte e Storia di Tarquinia. Eravamo presenti in più di 50. Abbiamo scelto il nome del movimento “Insieme per l’ospedale”, abbiamo deciso il logo che conoscete tutti, formato da una pianta del nostro ospedale, la scritta Insieme per l’ospedale e l’altra scritta Articolo 32 che fa riferimento all’articolo 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” Ed è proprio in riferimento alla Costituzione che abbiamo deciso di organizzarci come cittadini riuniti in modo spontaneo, senza cappelli di partito o associazioni politiche. Vogliamo che tutti i cittadini di Tarquinia e del comprensorio si sentano sereni nell’aderire al nostro movimento senza la minima paura di strumentalizzazioni di parte o di partito. Così ci siamo pian piano allargati, attraverso i social e la stampa. Soltanto il nostro gruppo WhatsApp è arrivato a 270 iscritti, senza contare i simpatizzanti che ci ruotano attorno. Il nostro intento è quello di fermare il continuo impoverimento dell’ospedale che corre il serio rischio di arrivare alla chiusura. Ci vogliamo battere perché la Asl di Viterbo smetta di pensare soltanto all’ospedale di Belcolle a scapito degli altri ospedali della provincia. Ci vogliamo battere per la trasparenza; perché non si contrabbandino milioni di euro come finanziamenti freschi freschi quando tutti sappiamo che sono milioni stanziati ben dieci anni fa e che non si è riusciti a spendere. Perché non si segue una politica per il personale seria che permetta di mantenere aperto ed efficiente il nostro ospedale? La manifestazione del 25 marzo, tenutasi a Tarquinia con centinaia di cittadini e la presenza di numerose testate giornalistiche, ha messo in evidenza la preoccupazione dei cittadini e l’assenza dell’Azienda sanitaria locale. La raccolta di firme che abbiamo iniziato è già arrivata a tremila firme e non ci fermeremo. Vi chiediamo pertanto di stare con noi, di stare dalla parte dei cittadini contro ogni strumentalizzazione politica».

«Abbiamo deciso di rivolgerci ai sindaci dei comuni del distretto perché, come prime autorità sanitarie non possono non sentirsi coinvolti nelle scelte dell’Azienda che consideriamo troppo penalizzanti per i cittadini del territorio. Sempre più spesso il cittadino è costretto a rivolgersi a strutture e ambulatori privati pagando, così, la sanità ben due volte, una attraverso il prelievo fiscale e l’altra attraverso il proprio portafogli. Non ci nascondiamo che i problemi sono complessi e di non facile soluzione, ma crediamo che si stia facendo veramente poco per la sanità del territorio. I medici mancano in tutta Italia, è vero, ma perché lasciarsi sfuggire i bravi operatori sanitari che fuggono verso la sanità privata e non soltanto per calcolo economico. Siamo venuti a conoscenza di molte situazioni di mortificazione di operatori che decidono di andarsene perché non giustamente valorizzati».

Nel ripercorrere la situazione attuale dell’ospedale, il comitato riporta tutti i dati già illustrati nel corso della manifestazione di piazza. «Se abbiamo bisogno di prenotare al Cup siamo costretti a fare una fila all’aperto, al freddo e soggetti alle intemperie. Le ambulanze che portano i malati possono usufruire soltanto di una pseudo-struttura che non riesce a coprire neanche l’ambulanza, figurarsi la barella con il malato. L’accesso al laboratorio di analisi, gestito da ottimo personale, somiglia ad un percorso di guerra: buche, marciapiedi sconnesso o inesistente. Una struttura privata non presenterebbe questo biglietto da visita. Se entriamo ci possiamo imbattere, alla faccia della privacy, nei poveri malati che entrano ed escono dalla sala operatoria sotto gli sguardi di tutti. Entriamo nei reparti. Ortopedia, che fino a pochi mesi fa rappresentava un’eccellenza del nostro ospedale, punto di riferimento di tutta la provincia e buona parte dell’alto Lazio è completamente smantellata. Da cinque ortopedici in servizio nel mese di ottobre 2022, a marzo 2023 ne è rimasto soltanto uno in organico che se ne andrà il 31 maggio prossimo. L’azienda, sollecitata dalle tante proteste, ha sottoscritto contratti libero-professionali, per alcune ore settimanali, con due ortopedici che lavoravano nell’ospedale (uno uscito per pensionamento, l’altro per dimissioni volontarie). I cittadini non sono esperti ma neanche stupidi. È facile capire che, con un solo ortopedico in organico, non si possono coprire tutti i turni delle 24 ore e i festivi». «Per questi motivi - conclude il comitato -chiediamo un incontro urgente con ognuno di voi, perché l’Azienda Sanitaria Locale abbia davanti un territorio unito e sia costretta a rivedere la strategia silente di peggiorare lentamente i servizi dell’ospedale di Tarquinia fino all’inevitabile chiusura del nostro nosocomio. Restiamo in attesa di un vostro sollecito riscontro per evitare che il territorio perda un servizio essenziale».