FREGENE – Le ricerche dell’arma del delitto non si sono fermate. Anche nel fine settimana, per l’ennesima volta, i carabinieri della compagnia di Ostia e i colleghi del RIS sono tornati in via Agropoli, nella zona di campagna adiacente alla villetta dove, nella notte tra il 14 e il 15 maggio, è stata uccisa Stefania Camboni.

Gli investigatori continuano a battere l’area verde con estrema attenzione, nella speranza di recuperare il coltello con cui è stata inferta la coltellata fatale. Il sospetto è che l'arma possa essere stata abbandonata poco distante dalla scena del crimine, forse in tutta fretta.

Secondo quanto riportato da RomaToday, sembrerebbe che manchi un coltello da un set da cucina che la nuora di Camboni avrebbe regalato al figlio e questo potrebbe aprire nuove piste.

Le ricerche, finora, non hanno prodotto risultati concreti, ma l’impegno delle forze dell’ordine resta massimo. Gli inquirenti considerano il ritrovamento dell’arma fondamentale per fare ulteriore chiarezza sulle dinamiche dell’omicidio e rafforzare il quadro accusatorio.

Nel frattempo, si attendono gli esiti completi dei rilievi scientifici effettuati all’interno dell’abitazione, dove sono state isolate alcune tracce di sangue che si presume siano riconducibili alla vittima e forse a chi ha tentato di cancellarle. L’indagine resta aperta su più fronti. Sebbene l’unica persona al momento iscritta nel registro degli indagati sia Giada Crescenzi, la compagna del figlio di Stefania Camboni, gli investigatori non escludono che altri possano essere coinvolti o che l’omicidio sia maturato in un contesto più complesso di quello finora emerso. Anche la scomparsa del telefono e delle chiavi della vittima alimenta gli interrogativi. Elementi che, uniti al mancato ritrovamento dell’arma, mantengono alta l’attenzione degli investigatori, convinti che la verità si nasconda ancora nei dettagli.