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Solo una settimana fa, in questa stessa rubrica, raccontavamo la parabola di un sindaco “solo al comando”. Oggi siamo costretti a rivedere quella formula: Marco Piendibene non è solo al comando. È semplicemente solo, ostaggio di veti incrociati, di gelosie politiche, di equilibri fragili che esplodono alla prima virgola fuori posto.
È bastato un verbo, letteralmente: “proporre” al posto di “considerare” , per mandare in tilt la maggioranza su una mozione che avrebbe potuto – anzi, dovuto – essere approvata all’unanimità. La proposta di intitolare una via a Raul Di Gennaro, esempio civitavecchiese, eroe di El Alamein, medaglia d’argento al valor militare e stella d’oro al merito sportivo per aver fondato la gloriosa Snc, avrebbe dovuto unire. Invece ha diviso.
E se la spaccatura è nata solo perché la mozione era targata Fratelli d’Italia e il capogruppo Massimiliano Grasso ha osato proporre una limatura di forma, allora il problema è più profondo di quanto sembri. Non siamo più davanti a un’amministrazione che si interroga sulle scelte strategiche, ma a un puzzle di veti ideologici, rigidità da manuale, sfiducie personali.
Piendibene, che pure aveva tentato una mediazione con un emendamento, si è ritrovato a dover fare marcia indietro. Per non perdere la faccia, ha perso la mozione. E con essa, ancora una volta, l’autorevolezza.
Se questo è l’andazzo su un gesto simbolico, condivisibile da chiunque abbia a cuore la storia della città, cosa dobbiamo aspettarci su temi realmente divisivi? Rifiuti, futuro di Csp, il rapporto con Enel solo per citarne alcuni: sono dossier esplosivi, dove il tempo per le tattiche da corridoio è finito. E dove serve una maggioranza solida, capace di discutere senza autoincendiarsi a ogni giro di consiglio.
Invece si naviga a vista, tra un giorno di “niet” da Avs – con le ormai proverbiali “gianninate” dell’assessore all’Ambiente Stefano Giannini – e l’altro a rischio fibrillazione con il Movimento 5 Stelle, che continua a usare il suo peso in consiglio come una leva per ottenere posizioni e visibilità.
Il Partito Democratico? Ufficialmente tace. Ufficiosamente, mugugna. Il suo segretario Enrico Luciani, una volta voce ruggente delle banchine portuali, oggi sembra ridotto a un sussurro. E non solo per scelta. Dentro il Pd, stando ai rumor della politica cittadina, c’è chi lo avrebbe già messo nel mirino. Per far spazio al “nuovo che avanza”, che di Pacifico ha solo il cognome e ben poco la predisposizione al dialogo.
Nel frattempo, il sindaco cerca di mostrarsi sereno. Inaugura la nuova Marina insieme al suo predecessore Ernesto Tedesco.
La spiaggia è bella, certo. Anche se il brecciolino ha preso il posto della sabbia promessa. Anche se la barriera soffolta, tanto decantata, non pare più robusta della precedente. Già i primi giorni d’estate hanno mostrato un segnale d’allarme: un gradino al bagnasciuga creato da poche onde. E l’autunno, con le mareggiate, è dietro l’angolo.
Vale per la Marina. E vale, soprattutto, per la maggioranza.
Perché se bastano pochi centimetri d’onda per erodere il bagnasciuga, cosa potrà accadere alle fondamenta di questa amministrazione quando arriverà la prima vera tempesta?
Piendibene, per ora, guarda il mare. Ma forse farebbe meglio a voltarsi e guardare dentro casa. Dove essere in tanti non sempre è sinonimo di forza, equilibrio e stabilità.
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