LADISPOLI – Ci sarà bisogno di un sopralluogo ulteriore da parte della Soprintendenza di Viterbo e dell’Etruria Meridionale per capire cosa si cela nel sottosuolo di via Yvon De Begnac, dove durante un normalissimo cantiere di un edificio privato, sono riaffiorati reperti romani. Per l’esattezza si parla di una villa di epoca imperiale ridotta a pochi muri superstiti e a canali di scolo. Le fondamenta della villa sarebbero riconducibili al periodo tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C. Saranno gli esperti a stabilirlo così come a decretare o meno lo stop eventuale del cantiere che comunque non dovrebbe subire alcun rallentamento secondo Palazzo Falcone. «Sono dei reperti già monitorati anche da noi – afferma Margherita Frappa, assessore di Ladispoli all’Archeologia – e siamo in contatto con la stessa Sovrintendenza. I lavori proseguiranno tranquillamente, magari la parte delle opere romane, di cui ne è pieno questo territorio, verranno isolate». Il funzionario della Sovrintendenza, Rossella Zaccagnini, ha confermato che effettivamente si tratta di un punto già individuato alcuni anni fa nel corso di indagini di archeologia preventiva propedeutica alla costruzione privata in essere. «All’epoca i lavori si fermarono in attesa di una variante che risparmiasse i resti ma ricordo anche che le ispezioni non erano terminate». Ladispoli nasconde tante sorprese. Nel 2016 tutti ricordano come fossero apparsi dal nulla segni della civiltà romana sotto al Castello dei Monteroni, nell’omonima frazione ladispolana, sempre durante gli scavi coordinati dalla Soprintendenza del Lazio e dell’Etruria Meridionale. Fra i “tesori” emersi, era rimasto impresso lo scheletro di donna dove sul petto della defunta era ancora deposto, in un’anfora aperta, il corpo di un bambino. Nei giorni seguenti anche strade, pozzi, monete e altri importanti rinvenimenti. Scavi però che poi vennero interrotti per mancanza di fondi. Sono apparse anche tombe e scheletri sotto la spiaggia nella parte sud a Palo Laziale ma l’erosione ha scavato così tanto che forse molti resti sono stati portati via dalle mareggiate.  ©RIPRODUZIONE RISERVATA