OSPEDALEdi ALESSANDRA ROSATI

TARQUINIA - L’ospedale di Tarquinia è fermo. Nonostante le promesse del direttore generale della Asl di Viterbo Giuseppe Aloisio, intervenuto al consiglio comunale aperto, i lavori di ampliamento e ristrutturazione dell’ospedale non sono mai ripresi. Ciò, nonostante la Regione Lazio abbia stanziato l’ultimo stralcio dei lavori.
A lanciare l’ennesimo sos è il responsabile del Tribunale del diritto del malato, Federico Galletti che nel corso di una conferenza stampa oggi è tornato a prospettare il rischio chiusura dell’ospedale. «Il cantiere è fermo - dice - E ciò che è peggio, non esiste alcuna progettualità, alcuna pianificazione che possa consentire il riavvio dei lavori». «Il cantiere - prosegue Galletti - è fermo perché non sono stati liberati gli spazi sui quali devono essere effettuati i lavori, come per esempio il reparto di ortopedia, i locali occupati dai resti del distretto e quelli della salute mentale. Non c’è, inoltre, alcuna notizia di contratti o spostamenti in altra sede per permettere appunto l’avvio dei lavori». Tutto ciò la dice lunga sulla volontà di portare a termine i tanto sospirati lavori di ristrutturazione e ampliamento dell’ospedale di Tarquinia che di fatto sarebbe dovuto essere pronto già dal 27 dicembre del 2007. «Quando venne stipulato il contratto di affitto con lo Sporting (la struttura alberghiera che ospita alcuni uffici e reparti ndr) - prosegue il responsabile del Tribunale del diritto del malato - non si capisce per quale motivo venne chiuso l’accordo con un contratto di affitto valido fino al 2012, se il fine lavori era previsto per il 2007. In quell’occasione, inoltre, si parlò anche di un accordo per altri spazi allo Sporting in modo tale da liberare i reparti dell’ospedale interessati dai lavori. Ma ciò non si è verificato. Non si sono spostati i locali di oncologia, gastroenterologia, fisioterapia e guardia medica». «Insomma, incalza Galletti, il cantiere è fermo perché non lo si vuole far continuare». In questo clima di ‘‘congelamento’’ totale di ogni attività a rimetterci è l’ospedale stesso, ridotto in condizioni fatiscenti: «Basta guardare il pavimento del corridoio che porta dalla sala operatoria al pronto soccorso, le mattonelle sono dissestate - racconta Galletti - C’è una situazione di degrado generale: le lampade rotte non vengono sostituite, i muri sono fatiscenti». La soluzione dunque non sembrerebbe dietro l’angolo: «Non è mai stata intavolata alcuna discussione su dove mandare gli uffici; nè è stata fatta una previsione; gli spazi del piano terra non sono stati liberati. Inoltre - insiste Galletti - non sarà possibile neanche effettuare uno spostamento di 20 posti letto nella struttura sanitaria di Montalto di Castro, come accordato tempo fa, perché il sindaco Carai non ci ha dato la sua disponibilità. La situazione è drammatica e la gente se ne va da questo ospedale». L’elenco delle cose che non vanno è lunghissimo e tutte sembrano inequivocabilmente portare ad una conclusione: si punta a chiudere il nosocomio. Due persone addette alla manutenzione dell’ospedale sono andate in pensione, ma sono state sostituite con un contratto esterno. Quindi, i nuovi operai non sono personale Asl, e ciò significa che hanno difficoltà ad essere reperibili in tempi brevi nei casi di emergenza. Un altro caso emblematico riguarda la farmacia interna: «Da mesi siamo con una sola farmacista, ciò significa che nei casi di malatia o ferie il servizio resta paralizzato e rinviato a Belcolle. Una vera assurdità - dice Galletti - La farmacia interna svolge infatti dei servzi molto importanti che le altre farmacie presenti sul territorio non possono effettuare: serve per dare medicinali particolari come per esempio quelli necessari al reparto di oncologia, cateteri ecc... Fino a qualche mese fa erano in due, ora ne è rimasta una e la Asl di Viterbo non ha provveduto alla sostituzione della seconda». «Eppure a Viterbo - attacca Galletti - sono stati assunti tre dirigenti con un bando lampo indetto a dicembre. In soli tre giorni si è passati dal bando, all’assunzione di tre persone con contratto in mano. La direzione generale ha rinnovato due milioni di euro per sei mesi per i contratti a tempo determinato, ma su Tarquinia non si riescono a trovare i soldi per una farmacista in più». Non ultimo il caso del comitato etico, istitutito dalla Asl di Viterbo prevedendo 13 membri pagati con gettone di presenza pari a 200 euro e ben due segretari. «Però - dice Galletti - per intervenire su Tarquinia nessuno trova soldi». Dulcis in fundo: secondo l’atto aziendale l’ospedale di Tarquinia è da considerarsi un ‘‘presidio di frontiera’’ che prevede un capo dipartimento. «Ebbene, i criteri per la nomina di tale capo, rimandano a fantomatici articoli dell’atto aziendale che in realtà non esistono da nessuna parte. Risultato, il capo dipartimento non c’è perché non si sa come nominarlo. E poi, anziché preoccuparsi di queste cose, il direttore generale Alosio manda il direttore sanitario locale, Bifulco a fare corsi a Viterbo, quando qui a Tarquinia rischiamo di cadere per terra a causa dei pavimenti dissestati».