LADISPOLI - Ci sono rifiuti anche di 60 anni fa all'interno dei canali di Torre Flavia. La scoperta avvenuta la scorsa estate, quando la palude andò in secca totale e i volontari ebbero così la possibilità di rimboccarsi le maniche e ripulire l'intera area. E tra questi ci sono rifiuti legati al bracconaggio. È quanto emerso dall'articolo scientifico pubblicato su ScienceDirect. Dall'analisi condotta dagli esperti, e dai campioni raccolti, è emerso come il 78,8% dei rifiuti rinvenuti siano di materiale plastico, l'8,9% vestiti e il 4,9% vetro. Tra le categorie più trovate risultano esserci articoli domestici comuni (25,4%), articoli diversi (professionali e di consumo) (24,2%) e imballaggi per alimenti e bevande (21,4%).
IL BRACCONAGGIO. Durante le operazioni di pulizia non sono mancati i ritrovamenti di reperti risalenti a diversi anni fa, vecchi addirittura di 60 anni. Tra questi i riflettori sono stati puntati in particolar modo alle cartucce per fucili da caccia, "incluse tra le attività venatorie ricreative svolte localmente fino al 1997 quando la zona umida è stata inserita in un'area protetta". Nello studio scientifico viene sottolineata la pericolosità del bracconaggio nelle aree a protezione speciale. Una "minaccia diretta per gli uccelli ma anche un fattore indiretto - si legge - di pressione sulla fauna selvatica a causa dell'accumulo di piombo". Insomma, "un problema ecologico urgente".
I RIFIUTI LEGATI AI BAGNANTI. Nella maggior parte dei casi si tratta di rifiuti abbandonati dai bagnanti che durante il periodo estivo frequentano l'arenile di Torre Flavia. Ci sono poi quelli trasportati direttamente dalle mareggiate e da altri eventi meteo-marini accumulati nella zona umida in prossimità delle dune retrodunali. "In questo caso - si legge nell'articolo scientifico - i rifiuti della spiaggia sono per lo più trasportati da rifiuti marini che si arenano sulla spiaggia e poi si accumulano sulla costa o vengono bloccati nelle dune retrostanti". Anche in questo caso, proprio come in quello relativo al bracconaggio, lo studio scientifico pone l'accento sull'accumulo di rifiuti da parte dei bagnanti. "I nostri risultati suggeriscono l’importanza di effettuare, almeno periodicamente, operazioni di pulizia delle spiagge anche nei settori interni della zona umida. Questa rimozione può configurarsi come un vero e proprio progetto di conservazione. Infatti, l'accumulo di rifiuti e la loro progressiva degradazione e frammentazione possono interferire con le catene alimentari (ad esempio la biomagnificazione) degli ecosistemi umidi".
LE CONCLUSIONI DELLO STUDIO. Vista la quantità e la tipologia di materiale individuata, secondo gli esperti, non solo "la pulizia dei rifiuti nelle zone umide" può definirsi "importante" per andare ad "analizzare le attività storiche" - proprio come quella venatoria - ma può anche contribuire a "mitigare l'inquinamento da plastica e l'accumulo di piombo". Insomma: dato che "la persistenza dei rifiuti negli ecosistemi potrebbe essere preoccupante per il biota e il funzionamento degli ecosistemi - si legge ancora - dovrebbero essere eseguite speciali attività di pulizia come nel nostro studio".

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