“Cercando Emanuela. Le verità nascoste e le nuove indagini sul ruolo del Vaticano nel caso Orlandi”.

Il libro dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, è stato presentato a Viterbo nel corso di “Ombre Festival”. Il volume attualizza le notizie e i fatti legati al caso più complesso della storia repubblicana: la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983. O, meglio, il rapimento, di cui è certa l’avvocato Sgrò. «A mio avviso non è un caso che la notizia della riapertura del caso Orlandi sia avvenuta proprio a ridosso della scomparsa di Papa Benedetto XVI – dice l’avvocato Sgrò – ma non è l’unico motivo per cui il Vaticano ha aperto le indagini. Le ha aperte per vari fatti tra cui l’ondata mondiale di ‘Vatican girls’, il deposito della richiesta di Ddl per una commissione d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela (per cui noi abbiamo fatto una conferenza stampa qualche giorno prima di Natale), la morte di Papa Benedetto e, il giorno dei suoi funerali, sono state mandate alla stampa le anticipazioni del libro di monsignor Gaenswein in piena rotta di collisione con il pontificato di Francesco. Tutti questi elementi hanno pesato sulla scelta di aprire un procedimento sulla scomparsa di Emanuela Orlandi». Sulle rivelazioni di Sabrina Minardi, ex compagna del defunto boss della Banda della Magliana Enrico “Renatino” De Pedis, Laura Sgrò pensa che «sia vero che si tratti di un gioco di potere la vicenda della scomparsa, poi bisogna capire quali siano i poteri che hanno lottato tra di loro ma questo è compito degli inquirenti, ma credo che la Minardi su questo fosse sincera. Londra torna periodicamente, fin dall’inizio nelle indagini – continua - , questo riferimento lo abbiamo avuto negli ultimi anni più volte da quando io difendo la famiglia Orlandi, con i 5 fogli che parlavano della presenza di Emanuela su Londra, qualche anno prima era stata segnalata la presenza di Emanuela in un ospedale psichiatrico lì e poi delle lettere che si sarebbero scambiati il cardinale Poletti e l’arcivescovo di Canterbury. Quindi, secondo me, Londra rientra nella vicenda Orlandi».

Sull’idea di verità sulla vicenda l’avvocato chiarisce che «mi sono fatta una mia opinione su macrosistemi ma come siano andate realmente le cose lo deve dire la magistratura . Ho trovato di pessimo gusto il coinvolgimento di Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, e la diffusione su Tv e giornali del presunto scoop – precisa Sgrò – essendo morto e non potendosi difendere. Le indagini furono fatte a suo tempo egregiamente dal magistrato Domenico Sica che non si può difendere, mentre l’unica persona che poteva dire qualcosa sulla vicenda, Natalina Orlandi, non è stata minimamente interpellata. Non è così che si fanno giornalismo ed indagini. Lo zio di Emanuela era stato ampiamente indagato con le intercettazioni telefoniche, nel verbale si parla di 12 bobine che vengono date alla Procura, era stato seguito e non hanno trovato niente. Adesso perché, dopo 40 anni, si torna a battere questa pista? E soprattutto, perché in questo momento?». Il giornalista Andrea Purgatori, morto recentemente ed impegnato sul caso Orlandi, l’avvocato lo ricorda come «un giornalista d’inchiesta straordinario, serio ed un amico leale».

Sugli sviluppi dei rapporti con il Vaticano Sgrò dice che «le ultime informazioni che abbiamo sono l’audizione di Pietro Orlandi, da un comunicato abbiamo appreso che gli incartamenti sono stati dati alla Procura di Roma e che riguardavano lo zio di Emanuela, poi sono carte che già nel 2017 il cardinal Becciu aveva mostrate a Natalina Orlandi». Pietro Orlandi ha spiegato che «finché non avrò la prova della morte io andrò avanti, non mollerò mai, ormai questa storia fa parte della mia vita. E’ stata una carognata la notizia del coinvolgimento di mio zio Mario – dice Pietro Orlandi – io sono disposto ad accettare ogni ipotesi ma non così com’è stata posta questa situazione: se chi indaga ha dubbi sulla famiglia si apre l’indagine, convochi mia sorella e i familiari.

Invece hanno solo creato questa ipotesi, l’hanno consegnata a Mentana e poi si è parlato di ‘uscita di nuove carte’ che non erano le carte perché sono fatti di 40 anni fa già noti e chiariti. L’ho definita una carognata perché è stato un tentativo di spostare l’attenzione all’interno della famiglia, in quanto se quest’ipotesi passava non aveva più motivo di esistere la commissione parlamentare. Che, secondo me, si farà, me lo hanno assicurato, e porterà dei risultati e si può muovere come una magistratura. Io li tampinerò dalla mattina alla sera, le audizioni che fanno sono pubbliche ed è per questo che il Vaticano non le vuole».