TARQUINIA - Una grande mobilitazione della città; ma anche del territorio. Centinaia di persone questa mattina si sono date appuntamento in piazza Matteotti, come da previsioni, per dare il via ad una decisa battaglia in difesa dell’ospedale di Tarquinia che rischia di essere trasformato in Poliambulatorio.

Quello di oggi è stato il primo passo di una lunga marcia che sarà segnata da una forte campagna di opposizione al declassamento della struttura sanitaria locale, con assemblee pubbliche e coinvolgimenti di associazioni e scuole, oltre che di una precisa agenda che prevede interlocuzioni a più livelli, volte ad illustrare le esigenze della città di Tarquinia e del suo comprensorio.

Cartelli e striscioni - “Salviamo l’ospedale di Tarquinia”, “Un futuro per l’ospedale”, “Non ci fermiamo” - hanno accompagnato il corteo, partito da piazza Matteotti, dopo il raduno sotto il palazzo comunale, e giunto all’ingresso dell’ospedale cittadino. Proprio dal palazzo comunale è subito arrivata la conferma del consiglio comunale sul tema, fissato, in prima convocazione, per giovedì 30 marzo alle 15 in seduta straordinaria. L’assise prevede al quinto punto all’ordine del giorno, proprio la discussione sulle problematiche dell’ospedale, e per questo è stata invitata a partecipare anche la direttrice generale della Asl Antonella Proietti.

Dalla piazza si sono susseguiti alcuni interventi dei coordinatori del comitato civico “Insieme per l’ospedale”, che in pochi giorni hanno organizzato un bel gruppo di lavoro che ha dato i suoi frutti. Luigi Gentili ha salutato i numerosi partecipanti, mentre l’ex assessora comunale Emanuela Fanelli ha rimarcato la straordinaria partecipazione senza precedenti. E’ stata poi la volta dell’ex sindaco di Tarquinia Mario Marca, che ha voluto ricordare quanto la sanità pubblica sia da sempre stata centrale nella storia della città, con diverse strutture realizzate già a partire dal 1200; mentre la professoressa Maria Rita Giorgolo, numeri alla mano, ha sottolineato tutte le tappe del progressivo depauperamento dell’ospedale. Ad Elio Ferillo il compito di chiudere la manifestazione, una volta giunti davanti all’ospedale, con le considerazioni finali e le proposte di azione che saranno portate avanti dal comitato. Il monito è quello di non ripetere l’errore del passato, di una cittadinanza silente che ha permesso la perdita di reparti d’eccellenza come Ostetricia e Ginecologia.

Il corteo, al quale hanno preso parte anche esponenti delle amministrazioni passate, come l’ex sindaco Mauro Mazzola, l’ex sindaco Maurizio Conversini, l’ex assessore Angelo Centini, ha visto in piazza anche giovani, bambini, una rappresentanza del centro anziani, ma anche cittadini dei paesi limitrofi.

""A noi serve l’ospedale per curarci da ogni male”. “Ortopedia non c’è più, l’ospedale cade giù”, sono solo alcuni degli slogan urlati col megafono durante il percorso.

Nel suo discorso, la Fanelli ha ribadito che l’obiettivo del movimento “è soltanto quello di avere un ospedale efficiente. Niente bandiere politiche”. “Non ci dobbiamo fermare qui. Faremo un’altra manifestazione dopo Pasqua, un concerto-coro in favore dell’ospedale. Dobbiamo essere tutti convinti di andare avanti per fare altri passi”.

Abbiamo preso coscienza del logoramento lento e continuo dell’ospedale e se non si interviene verrà trasformato in poliambulatorio – ha scandito Mario Marca - questa sarà una prima manifestazione cui seguiranno altre. Vogliamo evitare il depauperamento lento dell’ospedale. Ci siamo resi conto che Ortopedia stava chiudendo: è rimasto un solo medico. Chi ha problemi e va al Pronto soccorso oramai viene dirottato a Civitavecchia o a Belcolle. In passato siamo stati colpevoli di non aver organizzato niente e ci hanno tolto Ostetricia, Ginecologia e Pediatria. Non dobbiamo ripetere lo stesso errore; adesso basta. Giù le mani dal nostro ospedale, non vogliamo che venga declassato, come già fatto in altre località del Viterbese. L’ospedale deve tornare ai fasti del passato”. Mario Marca ha citato l’articolo 32 della Costituzione circa l’assistenza pubblica quale diritto fondamentale dei cittadini.

“Vi illustro la situazione attuale del nostro ospedale – ha poi detto la professoressa Maria Rita Giorgolo – partiamo dall’esterno: se dobbiamo prenotare un esame al Cup, siamo costretti a fare una fila all’aperto, al freddo e soggetti alle intemperie; le autoambulanze che trasportano i malati possono usufruire soltanto di una pseudo struttura che non riesce a coprire neanche l’autoambulanza, figuriamoci la barella del malato. L’accesso al laboratorio di analisi, gestito da ottimo personale, somiglia a un percorso di guerra, con buche e marciapiedi sconnessi o inesistenti; una struttura privata non presenterebbe questo biglietto da visita. Se entriamo, rischiamo di imbatterci con i poveri malati che entrano e escono dalla sala operatoria, sotto gli sguardi di tutti, alla faccia dei privacy”. E ancora: “Ortopedia, che fino a pochi mesi fa rappresentava un’eccellenza del nostro ospedale, punto di riferimento della nostra provincia e di buona parte dell’Alto Lazio, è completamente smantellata: da cinque ortopedici in servizio ad ottobre 2022 a febbraio 2023 ne è rimasto soltanto uno in organico e se ne andrà il 31 maggio prossimo. I cittadini non sono esperti ma neanche stupidi: è facile capire che con un solo ortopedico in organico non si possono coprire i turni delle 24 ore i festivi; è sufficiente fare due più due quattro e capire che non si possono più fare interventi di una certa importanza. Si è giunti a questo – ha aggiunto la Giorgolo - perché la Asl non ha fatto nulla per intrattenerli in servizio, come invece succede nelle Asl toscane o umbre, molto più attente alla politica del personale”. “Adesso purtroppo – ha sottolineato la professoressa - l’ambulatorio ortopedico resta aperto soltanto il lunedì, il mercoledì e il venerdì, dalle otto alle 14; negli altri giorni e negli altri orari non c’è alcun ortopedico in servizio. Lasciamo immaginare cosa accade agli infortunati che arrivano al pronto soccorso: sono trasferiti inevitabilmente o a Belcolle o a Civitavecchia. Immaginiamo i disagi ai quali incorrono i pazienti e le loro famiglie. Se pensiamo che alcuni mesi fa il servizio era coperto sette giorni su sette, 24 ore su 24, scoperchiamo l’enorme disservizio in cui siamo caduti in pochi mesi. Il sito della Regione, del Programma regionale valutazione degli esiti sanitari, evidenzia che, appena un anno e mezzo fa, nel 2021, nel reparto di Ortopedia di Tarquinia sono stati registrati i seguenti volumi di attività con valore di: 98 protesi d’anca, 58 artroscopie di ginocchio , 56 per protesi di ginocchio, 9 per protesi di spalla, 158 per fratture al collo femore e 12 per fratture tibia-perone. Oggi purtroppo, stante il fatto che non si sono assunti nuovi ortopedici o non è stato chiesto ai pensionati di restare a Tarquinia non è possibile effettuare interventi di chirurgia ortopedica maggiore. Carenza di cardiologi e altri specialisti ricadono sui malati ricoverati e sull’efficienza del pronto soccorso che non può contare 24 ore su 24 degli specialisti necessari. Non è necessario ricordare i lunghi tempi di attesa ai quali siamo sottoposti: per un elettrocardiogramma dobbiamo aspettare fino a gennaio 2024, per il dermatologo un anno. Per gastroscopia e colonscopia un anno”.

“Abbiamo preso atto con soddisfazione che dopo la nostra mobilitazione si sono mossi un po’ tutti – ha infine detto Elio Ferrillo - questo ci fa capire che il popolo organizzato ha una grande forza che deve sfruttare, la forza dei numeri, della cittadinanza attiva. Abbiamo letto che è prevista la convocazione di un consiglio comunale che vede soltanto al punto cinque la situazione dell’ospedale, ci saremmo aspettati una convocazione straordinaria e urgente del consiglio comunale, interamente dedicato all’ospedale e aperto agli interventi della cittadinanza. C’è ancora bisogno di molto tempo prima di raggiungere veramente una democrazia partecipata. Noi ci prendiamo l’impegno di organizzare un’assemblea di cittadini, aperta al contributo di tutti, capace di ascoltare esperienze e proposte di tutti. Intendiamo inoltre organizzare manifestazioni pubbliche con l’apporto di associazioni sociali e culturali interamente dedicate all’ospedale. Questa manifestazione è soltanto il primo passo delle nostre azioni. In settimana inizierà a lavorare un comitato di tecnici per elaborare le nostre proposte; tecnici esperti, quasi tutti medici e infermieri in pensione, che conoscono bene la situazione e le regole della sanità. Intendiamo elaborare un progetto serio e qualificato da presentare alla Asl, per riportare al nostro ospedale l’efficienza che gli compete e scongiurare l’inefficacia e la chiusura. Un progetto firmato da tutti i cittadini, senza sigle e senza simboli, e vogliamo chiedere con forza: il ripristino in tempi rapidi ed efficaci della piena funzionalità dei laboratori, degli ambulatori specialistici e dei reparti, compreso il reparto di Ortopedia; la garanzia per tutti i cittadini della certezza della prevenzione della cura; la concreta attivazione dei 90 posti letto previsti dall’attuale atto aziendale e dai precedenti atti; l’assunzione del personale necessario per garantire 90 posti letto; la valorizzazione della professionalità dei tanti bravi operatori dell’ospedale e del territorio, mortificati poiché si è impedito lor, con scelte sbagliate, di operare in modi e tempi efficaci. Chiediamo il completamento in tempi rapidi dei lavori di adeguamento alle norme antisismiche di tutta la struttura; l’esecuzione in tempi accettabili del completamento degli urgenti lavori di adeguamento delle sale operatorie e del Pronto soccorso. Aspettiamo anche da tutti icittadini le proposte per migliorare il nostro ospedale e per impedirne la chiusura. Non sappiamo cosa intenda fare la Asl nelle prossime settimane. Sappiamo che il nuovo presidente della giunta regionale ha nominato il commissario; appena si insedierà chiederemo urgente incontro con lui per illustrare le nostre necessità e le nostre proposte. Chiederemo un incontro al presidente della conferenza dei sindaci che ha purtroppo votato per declassare la nostra Ortopedia da unità complessa a unità semplice, che non prevede più la presenza di un primario. Non ci fermeremo e non ripeteremo l’errore di alcuni anni fa quando abbiamo permesso con il nostro silenzio di cancellare interi reparti”.

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