CIVITAVECCHIA – Perché Roberto Spada ha violato la sorveglianza speciale che gli imponeva di soggiornare nel comune di Ostia? Perché lo ha fatto poche ore prima della sentenza della Cassazione, chiamata ad esprimersi proprio sul ricorso presentato dai suoi avvocati circa la condanna a dieci anni che Spada ha ricevuto in Appello per associazione mafiosa? E soprattutto, cosa ci faceva Roberto Spada a Civitavecchia? Sono domande alle quali i Carabinieri stanno cercando di dare risposte, dopo aver arrestato l’uomo diventato tristemente famoso a livello nazionale per l’aggressione al giornalista della Rai, Daniele Piervincenzi, colpito con una testata nel corso di un’intervista. A dire il vero sono anni che si vocifera di infiltrazioni malavitose romane a Civitavecchia, di interessi economici più o meno lampanti, di fiancheggiatori locali pronti a consegnare la città nelle mani della mala di Ostia e roba di questo genere, ma mai prima d’ora gli inquirenti si erano trovati di fronte un riscontro così evidente. Gli Spada messi in ginocchio dalle inchieste condotte negli anni dalla giornalista Federica Angeli e successivamente dai colpi messi a segno dalle forze dell’ordine, potrebbero trovare terreno fertile in una Civitavecchia ancora “vergine” e ben lontana da un’area compromessa come quella di Ostia, ma in questo caso la soluzione alle domande degli inquirenti potrebbero venire fuori da teoremi molto più semplici. A portare Roberto Spada a Civitavecchia potrebbe essere stato la paura dell’imminente condanna. Per questo motivo ha organizzato tutto, ha chiesto alla compagna di portarlo lontano da Ostia a bordo della Citroen Picasso grigia intestata proprio alla donna e lui ha fatto semplicemente da passeggero. Quando i Carabinieri, nel pomeriggio di martedì, hanno fermato la coppia sull’Aurelia, appena lasciato il casello dell’A12 Civitavecchia Sud, si sono trovati di fronte un’auto attempata, una donna alla guida e come trasportato un ragazzo di poche parole. Spada non ha voluto fornire alcuna indicazione circa la sua presenza a Civitavecchia, a bordo della Citroen non sono state trovate armi, solo denaro in contanti per un importo di poco inferiore ai mille euro; un po’ poco per avviare una latitanza. Probabile che Roberto Spada abbia scelto Civitavecchia e qualche sua amicizia neppure tanto vecchia per nascondersi e attendere la sentenza della Cassazione, per poi eventualmente costituirsi presso il carcere a lui più congeniale; non va dimenticato, ad esempio, che proprio presso la Casa Circondariale di Aurelia è detenuto anche un nipote di Roberto Spada, suo omonimo. E se invece il suo obiettivo fosse stato il porto? È vero, a bordo dell’auto, sulla quale la coppia viaggiava, come pure addosso a Roberto Spada e alla sua compagna non sono stati trovati documenti falsi, ma chi può escludere con certezza un eventuale incontro - una volta giunto a Civitavecchia - con qualcuno in grado di fornire a Spada i necessari “passe-partout” per una delle tante mete che il porto dei miracoli è in grado di offrire a chi desidera imbarcarsi, nascondersi o scappare? E in entrambi i casi il denominatore comune potrebbe essere un fiancheggiatore civitavecchiese. Fondatissimi, in fine, i timori di Spada in vista della sentenza: la procura generale della Cassazione ha infatti chiesto un nuovo processo a suo carico in relazione al duplice omicidio di Giovanni Galleoni e Francesco avvenuto a Ostia il 22 novembre 2011. Evidenziata anche l’inammissibilità del ricorso presentato dagli avvocati di Spada.