Paracadutisti in lutto per la scomparsa di Raul Di Gennaro. Personaggio di grande caratura morale, combattente della seconda guerra mondiale, è stato per diverse generazioni di civitavecchiesi un esempio da imitare. Lo chiamavano ‘‘l’eterno ragazzo della Folgore’’, perché infondo lo era: la sua storia è cominciata nel ‘42 con la epica battaglia di El Alamein sul Naqb Rala, combattuta da un allora sottotenente, insieme ai suoi paracadutisti ed è durata ancora settant’anni. Il periodo post bellico, quello della ricostruzione, quello più duro, vissuto da un uomo che a soli ventitré anni ha mostrato il suo coraggio, battendosi come un leone, riuscendo a tornare a casa salvo, con i segni della sofferenza nel cuore e una medaglia d’argento al valor militare appuntata sul petto. Raul Di Gennaro amava parlare ai giovani, a loro raccontava in maniera diretta una storia inimmaginabile per chi certe cose non le ha vissute. «Tra noi c’era l’entusiasmo di difendere l’orgoglio italiano - ha raccontato recentemente ai ragazzi di un istituto scolastico cittadino - la volontà assoluta di combattere in prima linea perché forgiati con cuori d’acciaio. Fu l’olocausto di una delle migliori brigate di tutto l’esercito italiano, che i generali inglesi non poterono non onorare con tutte le opportunità del caso». E dalle sue parole traspariva una forza interiore da fare invidia a molti baschi amaranto, la si notava anche in momenti difficili, come lo scorso mese, quando, ricoverato all’ospedale di Civitavecchia, appena uscito dal coma dopo tre giorni di semi incoscienza causati da una brutta bronchite, in stato di dormiveglia non distinguendo bene le persone che aveva e credendoli nemici inglesi ha reagito alzando le braccia con i pugni chiusi, urlando per tre volte «Folgore!». Il presidente della sezione Anpdi di Civitavecchia se n’è andato ieri pomeriggio a novantatré anni, a causa di una ipossia. Solo ventisei giorni prima aveva preso parte ad un pranzo organizzato in suo onore, riuscendo a commuovere i presenti con le sue parole e la sua straordinaria forza d’animo. Raul Di Gennaro, uomo dagli indiscussi meriti militari e sportivi, sarà ricordato per la sua caparbietà, per il suo modo singolare di servire senza pretendere di essere servito, per la sua vicinanza allo sport e per la sua dedizione al mondo del paracadutismo. In molti ricorderanno il commovente passaggio del tricolore dalle sue mani a quelle dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ciò che nessuno potrà mai dimenticare è lo sguardo fiero di un civitavecchiese semplice, che nonostante mille sofferenze e una serie infinita di gratificazioni ricevute, è rimasto ciò che è sempre stato, il leone di El Alamein, un uomo coraggioso e temerario, esempio da imitare per quanti al primo ostacolo sono tentati di arrendersi. Ha amato la sua città fino in fondo e con la forza dell’ultimo fiato ha salutato la Folgore, assumendo la forma di un angelo e piombando in un infinito diverso, dove questa volta non ci sono nemici da combattere, ma gloria e onori, per chi ha regalato di sicuro più di quanto ha preso.



 



Addio Raul, leone di El Alamein



All’ultima adunata ha risposto con quel grido che lo ha accompangato per oltre settant’anni: «Folgore!». Un credo che nessuna morte potrà mai estinguere, una fede che Raul Di Gennaro ha ostentato fino all’ultimo. Sport e paracadutismo sono sempre state le sue passioni, amante com’era di una Civitavecchia a cui ha dato l’anima. Dura la tempra, tenero quel suo cuore da leone coraggioso, che gli ha permesso di sfidare la vita e di essere un esempio soprattutto per i giovani. Raul non c’è più, si è spento ieri a causa di una insufficienza respiratoria. Ha smesso di indossare il suo basco amaranto che per più di mezzo secolo ha custodito gelosamente, portandolo con orgoglio per ricordare a tante generazioni il vero significato del servire. La fune di vincolo ha estratto il suo paracadute per l’ultima volta, Raul va ancora in alto come i figli della gloria. Addio leone di El Alamein, grazie per quello che sei stato.



Fa.Mar.