«Oggi, 78 anni fa, l’Italia chiudeva definitivamente la tragica esperienza della guerra e dell’occupazione nazifascista, si spazzavano via i residui del regime e della Repubblica di Salò. Dopo ventitré anni di dittatura, l’Italia veniva liberata. Folle festanti di donne, uomini, bambini riempivano le piazze, le strade, le vie del nostro Paese. Saluti, abbracci, balli e canti: testimonianze di un comune sentire. L'esplosione della felicità e della gioia per una libertà ritrovata, non concessa, ma ottenuta con il sangue, i sacrifici, le lotte di intere generazioni di italiani che si opposero alla dittatura e all'occupazione, per la costruzione di un'Italia libera, repubblicana e antifascista». Così, in una nota, Manuela Benedetti, segretaria federazione Pd Viterbo. «In quella splendida giornata - prosegue - le partigiane e i partigiani, comunisti, socialisti, cattolici, liberali, azionisti, posero le basi per costruire una nuova Italia democratica. Oggi, spetta a noi, celebrare il 25 aprile in modi diversi, ma con la stessa forza e la stessa fermezza: è per noi un dovere morale e politico onorare quella giornata che è stata il suggello della lotta per la liberazione del nostro Paese dall’oppressione di una dittatura sanguinaria e liberticida.

Anche quest’anno non sono mancati i tentativi di ridimensionamento e di revisionismo di quella che fu una battaglia per la libertà e per l’indipendenza di tutti. Le parole della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato La Russa e le tante scomposte affermazioni di alcuni rappresentanti della destra italiana, provocano un corto circuito nella memoria storica del nostro Paese. Il fatto che a distanza di quasi ottanta anni si faccia fatica a riconoscersi antifascisti denota quanto ancora non si siano chiusi i conti con il passato.

La liberazione del Paese è stata lotta di liberazione nazionale, è stata la lotta per la rinascita della nazione.

Il nostro Paese è figlio della Resistenza e abbiamo il dovere di rafforzare questa memoria collettiva: la nostra eredità è quella dei valori dell’antifascismo, come ricorda la nostra Costituzione, e della lotta di liberazione al nazifascismo. È un dovere ricordare quanti, a scapito della propria vita, si sono sacrificati: donne e uomini, spesso poco più che adolescenti, che hanno deciso di stare dalla parte giusta, hanno con coraggio combattuto per restituire la libertà al Paese e realizzare la democrazia. Non si può negare che i partigiani scelsero la via tortuosa e faticosa della ribellione e della lotta unitamente a quella della speranza, della solidarietà e della fiducia in un futuro libero e democratico. Abbiamo il dovere di contrapporci alla retorica che tenta di mettere tutti sullo stesso piano. Tutti dovremmo ricordarlo e a chi non riesce, consigliamo un buon ripasso, perché la Storia non può essere capovolta, la storia non si cambia - dice Benedetti in concusione -. Evviva la liberazione, evviva l’Italia liberata e libera, antifascista e democratica.

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