SANTA MARINELLA - La Procura della Repubblica di Civitavecchia, al termine delle indagini scaturite da un denuncia del sindaco Pietro Tidei, ha formulato l’accusa nei confronti di Roberto Angeletti e sua sorella Bruna, di diffusione di alcuni video soggetti a privacy, conservati dal consigliere comunale in una pennetta e ottenuti dopo la richiesta fatta dal suo avvocato a conclusione delle indagini per corruzione che ha coinvolto, oltre allo stesso Angeletti, due consiglieri comunali, un dipendente e un operatore turistico.

Il pubblico ministero che stava indagando per il reato di revenge porn, ha formalmente depositato la richiesta di rinvio a giudizio per i fratelli Angeletti, con l’accusa di “diffusione illecita di immagini o video privati”, reato punito fino a sei anni di carcere.

I filmati erano stati acquisiti da Roberto Angeletti per difendersi dall’accusa di corruzione, inviata in Procura dal sindaco Tidei. Lo stesso consigliere, infatti, insieme agli altri tre, erano stati rinviati a giudizio per tentata corruzione. Questa volta, invece, Angeletti è accusato del reato di revenge porn, in quanto, secondo il magistrato inquirente, il consigliere avrebbe inviato quei video utilizzando il canale whatsapp a due parenti, la madre e la zia. Ora, tutta la vicenda, è di competenza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale penale di Civitavecchia, che dovrà decidere in merito, ovvero se accogliere o meno la richiesta di rinvio a giudizio per il reato di revenge porn . Se si andrà a processo, il sindaco Tidei è pronto a costituirsi, esattamente come aveva già detto il suo legale Lorenzo Mereu, come parte civile, chiedendo il risarcimento degli enormi danni subiti dalla diffusione dei filmati, che non sarebbero mai dovuti diventare di pubblico dominio. Il sindaco ha anche colto l’occasione per rinnovare la sua fiducia nei confronti delle forze dell’ordine.

“Non ho mai smesso di avere piena fiducia nella giustizia – ha detto Tidei - ed ho sempre confidato nel corretto e puntuale operato dei Carabinieri e della Magistratura. Sono certo che la verità verrà appurata come pure l’esistenza di possibili responsabilità. Appare però ormai più che evidente che la diffusione di alcuni video, che ripeto, dovevano essere stralciati perchè non attinenti alle indagini eseguite ma afferenti strettamente legati alla sfera privata, sono stati utilizzati come una sorta di forma di ricatto politico”.

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