CERVETERI – La famiglia Ciaralli ha deciso: giù la saracinesca sulla storica azienda. La crisi del latte inizia a mordere anche nel territorio etrusco e chi produce riceve sempre meno soldi nonostante le spese, al contrario, sia sempre di più. «Le prime 30 vacche le ho già cedute nel basso Lazio – è quanto raccontato Carmine Ciaralli aperto dal 1980 – è stata una decisione molto sofferta ma i costi sono altissimi, il conferimento del latte ci viene pagato sempre meno anche se nella distribuzione i prezzi non sono più bassi. I sindacati non ci hanno aiutato e questa è un’altra triste verità». L’azienda è rimasta ora con 400 tra vitelli e vacche. È una delle 500 aziende produttrici del Lazio. «Ora siamo scesi a 45 quintali al giorno – aggiunge - ma entro il 2024 non ci saremo più. Basta, non c’è più convenienza, ci fermiamo qui». Nei prossimi mesi per molti colleghi di Ciaralli terminerà l’aiuto dello Stato denominato “Benessere animali” e non si sa come faranno ad andare avanti i vari produttori del latte. «Di questo passo non ci sono alternative che chiudere – su unisce alla protesta Pino Giacomobono, altro allevatore di Cerveteri – nell’ultima fattura il latte, al litro, me l’hanno pagato 54 euro al litro. Noi ne produciamo mille al giorno. In questa storia c’è solo una grande speculazione perché al mercato non è meno caro. Si sono abbassati i contributi per le semine, ci impongono l’uso di prodotti nelle aziende che nemmeno servirebbero e a maggio quando gli aiuti dello Stato finiranno tante famiglie si ritroveranno in netta difficoltà». Lo scorso marzo Ismea, l’Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo, aveva pubblicato l’analisi svolta nella regione Lazio su un campione di stalle della cooperativa, da cui è emersa una stima del costo di produzione del latte pari a 0,65 euro a litro. Non certo i 54 chiesti e ottenuti da Latte Sano.

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