Fabio Beretta

CITTA’ DEL VATICANO -«L’accoglienza è il primo passo per la pace». Lo ricorda, ancora una volta, Papa Francesco, che questa mattina si è concesso un vero e proprio bagno di folla nell’Aula Paolo VI, dove le bandiere della pace si mescolano a quelle dell’Ucraina e di tanti Paesi in guerra. La Sala Nervi era infatti gremita dai rifugiati giunti in Europa tramite i Corridoi umanitari, iniziati nel 2016, che sono un alternativa sicura e legale ai viaggi della disperazione attraverso il deserto e il mare Mediterraneo poiché garantiscono ingressi regolari.Molti di loro sono sbarcati a Fiumicino e, successivamente, accolti in case e strutture in tutte le regioni d’Italia ma anche in Francia, Belgio e Andorra. In tutto sono stati accolti 6mila rifugiati, di cui 5250 in Italia, ai quali si aggiungono oltre 1800 cittadini ucraini, accolti dalla Comunità di Sant’Egidio. Tutto ciò grazie a progetti totalmente autofinanziati e la generosità non solo di associazioni, congregazioni religiose e parrocchie ma anche di cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario. E con i migranti, oggi, a ricevere l’abbraccio del Papa, anche le famiglie che, gratuitamente, hanno aperto le porte dei loro cuori e della loro casa, a chi un tetto non lo ha più. Come la famiglia siriana fuggita da Aleppo: «Siamo rimasti finché è stato possibile – raccontano al Pontefice -. Uscivamo di casa e non sapevamo se saremmo tornati la sera. Le bombe cadevano come pioggia. Nostra figlia aveva un mese. Abbiamo lasciato la nostra casa per andare in Libano ma poi l’esplosione del porto di Beirut ci ha lasciati di nuovo senza casa. Abbiamo sentito parlare dei corridoi umanitari, abbiamo fatto richiesta e ora possiamo finalmente vivere in pace. Ci sembra un sogno». Il Papa li ascolta commosso e li abbraccia prima di pronunciare un breve discorso, tutto interamente a braccio: ringrazia la Comunità di Sant’Egidio per quanto fatto, così come la Chiesa italiana, quella Evangelica e tutti i governi che hanno dato disponibilità a realizzare un progetto che sembrava impossibile. «Sono contento – dice il Santo Padre – di incontrare tante persone rifugiate e le loro famiglie che sono giunte attraverso i corridoi umanitari. La loro realizzazione è dovuta sia alla creatività generosa della Comunità di Sant’Egidio, sono bravi questi di Sant’Egidio, bravi, bravi. Mi piace tanto che i cristiani si uniscano per lavorare insieme e non sottolineare le differenze. Vorrei salutare specialmente le centinaia di persone, famiglie, comunità, che si sono messe a disposizione generosamente per realizzare questo processo virtuoso. Avete aperto i vostri cuori e le vostre case. Grazie tante. Grazie per portare avanti questa storia di accoglienza che è un impegno concreto per la pace. L’accoglienza è il primo passo per la pace». Ma l’accoglienza da sola non basta: «Bisogna pensare anche all’integrazione altrimenti non ha senso accogliere», conclude il Papa riferendosi implicitamente ai Governi. Infine chiede a tutti di pregare, ciascuno nella propria lingua, il Padre nostro. Perché anche se di nazioni diverse «siamo fratelli tutti».