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ALLUMIERE - "Come papaveri nella tempesta": questo il titolo del bellissimo libro che è stato presentato venerdì scorso ad Allumiere. Nella bellissima location della Casa delle Arti il giovane e talentuoso scrittore tarquiniese, Giacomo Di Costanza, ha presentato al pubblico collinare la sua seconda opera. Dopo "Bellezza e Terrore", Di Costanza ha pubblicato un nuovo libro composto da sei racconti emozionanti che colpiscono e, a volte, ciò che si legge tra le pagine di "Come papaveri nella tempesta" arriva come un pugno nello stomaco. Il linguaggio fluido e scorrevole, i temi trattati e la storia di ciascuno dei sei personaggi fa sì che ogni lettore resti incollato al libro e ne legga avidamente le pagine.
Questo incontro con l'autore Giacomo Di Costanza è stato voluto dalla delegata alla Cultura, Francesca Scarin ed ha avuto il patrocinio del comune di Allumiere. Alla presentazione sono stati presenti il sindaco Luigi Landi, la vicesindaca e assessora alla Pubblica istruzione Marta Stampella e l'attivissima e appassionata delegata alla Cultura, Francesca Scarin, la quale ha subito creduto in Di Costsnza e lo ha accolto per far conoscere lui e le sue opere agli appassionati di lettura di Allumiere. La Scarin da quando ha assunto la delega ha lavorato in sinergia con il sindaco Landi e l'amministrazione comunale per promuovere la cultura a 360 gradi, far conoscere il paese e dare la possibilità ai giovani scrittori, artisti e musicisti di farsi conoscere e apprezzare.
"Sono molto orgogliosa - spiega la delegata alla cultura Francesca Scarin - di vedere Allumiere quasi come sede centrale per le presentazioni di libri. Ormai abbiamo raggiunto un numero altissimo e la Casa delle Arti è il fulcro centrale di questo di queste attività, indice che l'idea con la quale è nata viene riconosciuta e viene apprezzata e, soprattutto, stimola gli artisti della zona a vedere la casa delle Arti come una propria casa metaforica. Le linee guida che mi ero predisposta sin da dall'inizio sono state proprio quelle di presentare più libri locali possibili, dare spazio alle giovani menti, dare spazio ad artisti emergenti perché è lì secondo me che risiede la vera forma d'arte e la scrittura è una delle forme d'arte più Nobili che possiamo incontrare nel nostro percorso. Ringrazio Giacomo, ringrazio Romina Mosconi (che ha dialogato con l'autore) per aver scelto Allumiere come tappa per la presentazione di questo meraviglioso e tumultuoso libro. Spero che prossimamente venga di nuovo scelta La Casa delle Arti, perché è il rifugio di quegli artisti che per il resto del mondo sono inascoltati. Ecco questo è un appello che io faccio a tutti coloro che hanno bisogno di comunicare la propria arte: venite ad Allumiere, venite alla Casa delle Arti, sceglieteci, viveteci e scoprirete che non siete soli a questo mondo non siete inascoltati, da noi troverete sempre un pubblico, delle persone, delle vite pronte a fare loro la vostra arte". Durante l'incontro Di Costanza, sollecitato anche dalle domande del pubblico, ha spiegato: "Dietro la prosa di questi racconti vi è uno studio e un’autoanalisi critica. Con la pubblicazione del mio romanzo d’esordio, “Bellezza e Terrore”, ho ricevuto commenti perlopiù positivi inframezzati, però, da qualche critica per la complessità eccessiva di alcune pagine. Rileggendo il testo a distanza di un anno, “a freddo”, ho compreso che quei lettori avevano ragione. Dovevo cambiare qualcosa se volevo diventare lo scrittore che sognavo di essere: uno la cui penna potesse raggiungere il cuore di tutti. La strada è ancora lunga ma sono davvero contento se almeno tu hai avuto questa impressione. La scrittura per me ha un universo di significati. Quello che tutti può ricomprenderli però, è uno solo: voce. La scrittura è lo strumento che mi ha permesso di trovare la mia voce, di riconoscerla. Ma soprattutto la scrittura è lo strumento che mi permette di dare voce a chi non ne ha. Ed è proprio ciò che ho voluto fare con questi racconti: dare voce agli ultimi, agli invisibili. A coloro che vivono inascoltati sullo sfondo delle nostre vite. Mi sento legato a tutti i personaggi anche se, devo ammetterlo, alcuni sono “nati” più facilmente di altri. È stato molto facile scrivere del malato, la cui esperienza ricalca in molti tratti la mia. Il travaglio per partorire l’infermiera, una donna la cui vocazione dovrebbe essere quella di curare il prossimo ma che invece uccide per ottenere un minuto di illusoria fama, è stato molto più doloroso. Entrare nella sua testa non è stato piacevole ma sentivo di doverlo fare, perché, d’altronde, con le dovute differenze, non siamo tutti drogati di like e cuoricini? Preferirei lasciare al lettore il dubbio su chi abbia scritto queste pagine finali. Più del loro autore è importante il messaggi". Alla fine del libro c'è un invito a vivere pienamente questo terribile capolavoro. "Non sono un guru - prosegue Di Costanza - nè un life coach, quindi non ho la minima intenzione di dire a chicchessia come comportarsi. Al massimo, però, posso parlare della mia vita. Mi sono fermato, ho piantato saldamente i piedi a terra e finalmente ho guardato fisso negli occhi l’ombra del mio cuore. L’ho accettata, nonostante la paura. La mia speranza più grande è che il mio lettore provi sinceramente, anche solo per un momento, a mettere da parte le proprie convinzioni e certezze e a guardare il mondo con gli occhi di questi personaggi. Se posso farlo con un’assassina a maggior ragione potrò con il senzatetto che vive all’angolo e che disprezzo o con l’anziano che considero solo un peso della società. Potrò cercare di comprenderli e tendere loro una mano amica".
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