Veronica Olivi

Agricoltura, opportunità per i giovani che decidono di investire nel settore e prospettive per il futuro, con uno sguardo particolare alla situazione della provincia di Viterbo. Giorgio Grani, vicepresidente nazionale di Anga, organizzazione che rappresenta i Giovani imprenditori agricoli di Confagricoltura, parla dei punti di forza e delle problematiche che interessano il Viterbese e di come poterle affrontare in ottica nazionale, attraverso un “rinnovamento” che oggi più che mai si rende urgente.

In che modo intende portare le istanze del territorio della Tuscia all'attenzione nazionale? Quali sono a suo avviso le tematiche più importanti da affrontare e come agire?

«Oggi, senza dubbio, la mia carica di vicepresidente nazionale Anga darà ancor più visibilità al mio territorio; questo mi onora e al contempo mi carica di responsabilità in quanto mai come ora il settore agricolo ha bisogno di un rinnovamento e un veloce sviluppo, dettato soprattutto dai rapidi cambiamenti geopolitici e climatici che stanno segnando la nostra generazione. Oltre ovviamente a cercare di contrastare problematiche che da tempo affliggono l’agricoltura viterbese, come l’allontanamento dei giovani dalle campagne. Cercherò di avvicinare il nostro territorio ad una visione di agricoltura sempre più aperta al rinnovamento e al superamento di molti preconcetti. Il mio percorso in Anga è iniziato 4 anni fa come presidente di sezione interprovinciale di Viterbo e Rieti; in questi anni, grazie anche ad una Confagricoltura provinciale ben strutturata, siamo riusciti a creare una coesa rete di giovani agricoltori, accomunati dalle stesse passioni, un vero network dove scambiare idee e esperienze imprenditoriali. Conoscere e toccare con mano virtuose realtà imprenditoriali da Nord a Sud del Paese non può che allargare ulteriormente la mia visione di agricoltura e le aspettative che ho in questo settore e nei i giovani; mi farò quindi portavoce non solo dei problemi ma anche del know how delle imprese di domani a partire dalla realtà dove opero».

Ci parli del trend del settore. I giovani investono nell'agricoltura? Ci sono nuove imprese che stanno aprendo?

«Per avvicinare i giovani l’agricoltura deve essere, oltre che appassionante, anche remunerativa. Detto questo tocca impegnarsi, come sistema Paese, a rendere più agevole e sostenibile l’insediamento in questo settore. Impegnarsi nel settore significa intraprendere un percorso che sia sostenibile anche nel senso di duraturo e dia soddisfazione. Per i giovani che non abbiano già un’azienda agricola di famiglia è ancora difficile entrare in questo mondo, anche se l’innovazione ha contribuito ad avvicinare molti laureati. La percentuale di occupazione giovanile in agricoltura è ancora troppo bassa ed investire risulta ancora complicato anche a causa di un difficile accesso al credito. Occorre anche ragionare sull’impiego delle risorse destinate al ricambio generazionale, sostenendo e accompagnando progetti che possano crescere e mettere radici solide per favorire lo sviluppo del territorio. Finalmente si è consci dell’importanza del settore primario ora occorre proseguire su questa strada, mettendo al centro delle politiche l’agricoltura. È importante anche una seria informazione, basata sui dati scientifici e il dialogo costante a tutti i livelli, dalle istituzioni alle scuole. Servirà promuovere più possibili occasioni di incontro che facciano scoprire il vero potenziale dell’agricoltura, sia da un punto di vista produttivo, sia energetico. Un rapporto che intendo intensificare, a questo proposito, sarà quello con la facoltà di Agraria dell’università della Tuscia fiore all’occhiello della ricerca in campo agrario, approfondendo il tema delle nuove tecnologie di evoluzione assistita (TEA), un’opportunità per affrontare il forte cambiamento climatico, tenendo conto della drastica riduzione delle risorse naturali e il costante e veloce aumento della popolazione».

Quali consigli darebbe a chi sceglie di investire in ambito agricolo?

«Parlare di agricoltura oggi vuol dire fare impresa a 360° in un contesto in cui redditività e governance dell’azienda si legano ai criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Ciò prevede che l’imprenditore agricolo analizzi con accuratezza gli scenari economici e normativi per attuare un’efficacie progettualità a medio e lungo termine. Bisogna essere preparati e continuare a informarsi, studiare e sperimentare. Gli agricoltori devono essere figure altamente specializzate, che possano dialogare alla pari con tutti gli altri settori produttivi, per via del grande potenziale che il comparto può esprimere dal punto di vista tecnologico e di salvaguardia ambientale. Ad un mio coetaneo che decidesse di intraprendere questa strada consiglierei ovviamente di non fermarsi al primo ostacolo, anzi di proseguire con costanza, passione e curiosità e servendosi di una solida formazione. Il settore offre una via posbile al giovane».