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Beni sequestrati alle mafie: a Viterbo 37 unità appaiono tra quelli classificati ufficialmente. Sono i dati forniti dal report “Qui la mafia ha perso”, presentato dalla Rete degli Studenti Medi in sinergia con Libera e la Cgil di Roma e del Lazio. I dati sono stati presentati, dopo mesi di elaborazione, presso la sede della Cgil di Roma.
Nel Lazio, Roma fa ovviamente la parte del leone con 938 beni confiscati alla mafia di cui 183 ad uso governativo, segue Latina con 229 beni, Frosinone con 112, Viterbo (37) e Rieti (7). La notizia negativa, però, è che solo il 49% dei Comuni del Lazio ha pubblicato l’elenco di questi beni sequestrati alla malavita e, questa parzialità dei dati, influisce direttamente sull’accessibilità per chi vuole informarsi ed utilizzarli. N
e va della trasparenza e dell’applicazione della legge. In tutto sono stati monitorati a livello nazionale, con il report “Qui la mafia ha perso”, 1076 Comuni italiani e, di questi, 670 non hanno pubblicato l’elenco dei beni confiscati sui loro siti istituzionali. Il Lazio segue quasi precisamente la media nazionale in cui circa il 50% dei beni confiscati non sono stati pubblicati dai Comuni. Il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Natale Di Cola, è stato critico per l’assenza, alla presentazione del report, del Comune di Roma e della Regione Lazio, mentre era presente l’ex presidente Nicola Zingaretti. Dalla Cgil e dalla Rete degli Studenti Medi è arrivato lo stimolo ad agire. L’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, infatti, per i relatori «può mandare un documento di indirizzo da inviare a tutti gli enti destinatari di beni confiscati con le modalità di pubblicazione e sui contenuti degli elenchi da pubblicare». I Comuni devono fare la loro parte e permettere a chi vuole usufruire dei dati dei beni confiscati di poterlo fare: il lavoro per giungere alla loro disponibilità è stato lungo e, in nome della legalità, ogni istituzione deve fare la propria parte.
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