«Un centro storico contemporaneo». E anche se i due termini appaiono antitetici, per l'assessore alla Qualità degli spazi urbani Emanuele Aronne e per Orazio Carpenzano, responsabile scientifico del Dipartimento di Architettura e Progetto de La Sapienza, è questa la parola d'ordine da cui muove il Piano attuativo di recupero del centro storico di Viterbo. Ieri nella sala Rossa di Palazzo dei Priori la sindaca Chiara Frontini, l'assessore Aronne, l'architetto Carpenzano e il dirigente dell’Urbanistica Stefano Peruzzo hanno illustrato l'accordo sottoscritto dal Comune con il dipartimento Progetto dell'ateneo romano per la redazione del piano. Uno strumento che la prima cittadina ha definito «la prima pietra miliare di un percorso che da tempo attendeva di essere avviato e uno dei punti focali del nostro programma per il rilancio del centro che passa tramite la possibilità di riqualificazione strutturale, culturale, economica e ambientale». Una sorta di piano - quello regolatore risale al 1979 - era stato redatto nel 1982, approvato nel 1990 ma poi era rimasto nei cassetti degli uffici fino al ritrovamento nel 2023, da parte dell'amministrazione attuale. Una ‘dimenticanza’ amministrativa che la sindaca ha così rimarcato: «Se oggi si continua a parlare di spopolamento del centro una causa va ricercata anche nella mancanza di programmazione degli ultimi 50 anni». E comunque quello dell'epoca aveva solo valore di massima, una sorta di linee guida mentre quello che vedrà la luce - entro 24 mesi, il termine temporale - è invece attuativo. L’assessore Aronne, per evidenziare l’importanza che per il Comune riveste il recupero del centro storico, ha tenuto a puntualizzare che «questo piano, così come il Pums, è stato finanziato con fondi di bilancio non con finanziamenti esterni». Ha quindi spiegato: «Il piano attuativo è una serie di norme per dare certezza ai cittadini su cosa si può o meno fare ma è anche una pianificazione di visione che ha valenza assoluta». Oltre ai due anni per la redazione, l’elaborato dovrà poi passare al vaglio della Regione. Un iter che «presumibilmente non consentirà di vedere il piano attuato entro fine consiliatura» ha affermato il titolare dell’Urbanistica. Contemperare le esigenze della storia e quelle della contemporaneità. L'architetto Carpenzano lo ha ribadito nel suo intervento, spiegando anche il ruolo del suo dipartimento nell'accordo con l'amministrazione Frontini: «Fornire un’attività di supporto scientifico per pensare a una nuova prospettiva del centro storico, costruire un corpo di regole che abbiano capacità di adattamento nel tempo. Inizialmente ci concentreremo sull’esistente con la volontà di realizzare un futuro del centro che coesista». «Il piano - ha aggiunto - è uno strumento propositivo che, individuati i nodi strategici nel tessuto urbano, raccoglie anche le istanze dell'oggi consentendo il recupero dei beni ma anche fornendo ai residenti del centro norme che chiariscono il loro raggio d'azione in caso di interventi sulle loro proprietà”. “Far ripartire il centro è una sfida enorme da affrontare in maniera collettiva. E oggi è stata tracciata una strada che può fare solo che bene alla città che ha bisogno di una scossa», ha concluso la sindaca Frontini.