«La società c’è, non si piange addosso ma cerca di cogliere tutte le opportunità in campo».

Salvatore Genova, amministratore unico di Talete, non si tira indietro e «nonostante tutti i problemi sono qui a viso aperto» dichiara.

E di criticità la società di gestione idrica ne deve affrontare parecchie, a iniziare da una situazione finanziaria ed economica sempre sull’orlo del baratro. Come denunciato nei giorni scorsi dal presidente della Provincia Alessandro Romoli paventando l’ipotesi di portare a inizio anno i libri in tribunale. Genova non si scompone, non si tratta certamente di un fulmine a ciel sereno.

«Non è una cosa di oggi, - afferma - l’ho sempre detto. Man mano che si va avanti le difficoltà finanziarie della società crescono perché i costi aumentano e la società non naviga e non ha mai navigato in buone acque».

Poi spiega: «I costi di potabilizzazione appesantiscono troppo. Sono aumentati i costi energetici e di conseguenza anche quelli di potabilizzazione che sono passati da 9 a 13 milioni di euro. Le regole tariffarie Arera non sono più adeguate ai costi che la società oggi sostiene. Analizzando tutto questo si capisce perché i problemi sono aumentati».

Nonostante tutto ciò però il messaggio che Genova vorrebbe far arrivare all’opinione pubblica è che «la società c’è, non si piange addosso ma ha cercato di traguardare tutte le opportunità che si sono presentate. Da quella della trasformazione digitale con la convenzione con il Polo strategico nazionale a quella del Pnrr che andrà a valere su tutte le misure perché oggi, nell'attesa di un aiuto necessario e fondamentale da parte dei soci, di un privato o di un istituto di credito la società ha cercato di sfruttare tutte le opportunità che significa fare degli investimenti accedendo a delle fonti di finanziamento. Non si poteva fare altrimenti, non ci sono altri strumenti oggi a disposizione dell’azienda».

Nel caso della convenzione con il Polo strategico nazionale «significa spendere di meno di quello che oggi la società spende perché - evidenzia - ha la possibilità di spalmare i costi di ammortamento dei progetti in 10 anni».

Genova quindi precisa perché si tratterebbe in prospettiva di una minore spesa: «Perché all’interno di questo progetto non si va a sommare qualcosa ma si va a sostituire a un’infrastruttura che c’è ma che è obsoleta, costa tanto e non è adeguata al servizio da erogare».

Un’opportunità quindi «che da amministratore non potevo non traguardare - rimarca - Stessa cosa per i progetti del Pnrr. Stiamo facendo investimenti su reti e infrastrutture che da sola la società non avrebbe potuto fare. Abbiamo ricevuto già finanziamenti per quasi 15 milioni di euro. Soldi per progetti che ovviamente i cittadini non vedono immediatamente perché, essendo Talete una società pubblica, facciamo tutto nella massima trasparenza attraverso gare e le tempistiche previste da tali atti».

Ad appesantire ulteriormente la Spa la presa in carico dei Comuni che gestivano in maniera autonoma il servizio idrico e che comporta maggiori costi per una serie di cose da adeguare, da mettere a norma e «con fatture emesse in ritardo perché non avevamo dati aggiornati degli utenti».

Sulla stato dell’arte per quanto riguarda la procedura per la cessione del 40% delle quote societarie ai privati, Genova si limita a dire: «I soci decideranno quale sarà la strada giusta da percorrere. Le necessità finanziarie di Talete sono chiare. Per poterla salvare c’è bisogno di un aiuto, da chiunque provenga».

Sull’intervento della Regione chiesto a gran voce dal presidente Romoli ribadisce che servirebbe per far fronte ai 13 milioni di costi annui per la potabilizzazione.

Un problema che altre utility non hanno perché strettamente legato alla conformazione geologica del territorio che presenta risorse idriche con arsenico, fluoruri, uranio e radon.

Tanto da far dire a Genova che questo territorio «dovrebbe essere riconosciuto come una zona che ha una calamità naturale perché tali problemi sono congeniti al territorio». L’aiuto da parte della Regione «dovrebbe quindi essere a valere sulle spese di potabilizzazione che oggi dobbiamo sostenere. Poi quando ci sarà il progetto del Peschiera, che permetterà di miscelare acqua potabile con quella delle sorgenti locali abbassando quindi in modo naturale il livello dei parametri considerati inquinanti, Talete potrà via via dismettere i potabilizzatori e diminuire i costi di gestione».