di ENRICO CIANCARINI*

Nel regolamento delle “Salve e saluti delle piazze forti e delle guarnigioni pontificie” è inserita fra le feste mobili quella di S. Fermina in Civitavecchia. È stabilito che in occasione della messa solenne i colpi di cannone da eseguire sono sei, mentre per la processione ne devono essere sparati otto (A. Vigevano, La fine dell’Esercito pontifico, 1926, p. 809).

La Festa di Santa Fermina è antichissima, Carlo Calisse nella prima edizione della sua Storia di Civitavecchia (1898, p. 525) ricorda che “per la festa della patrona si eleggevano dal comune i deputati, che erano detti i signori di Santa Ferma. Chi rifiutava l’uffizio pagava la multa di sc. 50, e non pagando diventava ineleggibile ad altro pubblico uffizio … Ai detti signori si cedeva, per le spese della festa, la gabella detta della foglietta, purché pagassero la parte che ne spettava alla camera e più si davano sc. 15 ‘per li palii et la paga del piferario”. Vedremo che un testimone e cronista della festa, il domenicano padre Labat, parla della presenza di una priora di S. Fermina.

Antigono Frangipane, autore dell’Istoria dell’Antichissima Città di Civitavecchia (1761) nel paragrafo dedicato a Santa Fermina protettrice di Civitavecchia, e della Marina, ricorda che “presentemente a Civitavecchia tre feste l’anno si fanno di S. Fermina, cioè alli 24 di Novembre giorno del martirio in cui la Santa morì; alli 24 Decembre l’altro giorno in cui fu il trasporto della reliquia della Santa da Amelia a Civitavecchia, e queste due non sono feste di precetto; la terza, poi, che è festa di precetto si fa alli 28 del mese d’Aprile trasportata dalli 24 Novembre perché è tempo più proprio per la città di Civitavecchia di farvi la festa, acciò vi concorrino forestieri, da diversi paesi”. Giovanni Insolera riporta in La Prima Processione di S. Fermina (28 aprile 1647) l’atto notarile rogato da Virginio Rocchi dell’arrivo a Civitavecchia delle reliquie di Santa Fermina donate alla nostra città dalla Comunità di Amelia, località umbra oggi gemellata con Civitavecchia.

Padre Jean Baptiste Labat dell’Ordine dei Frati Predicatori (i Domenicani), presente in città nei primi anni del XVIII secolo, ha lasciato una bellissima cronaca della processione di Santa Fermina che dalla Chiesa di Santa Maria, dov’era l’altare di Santa Ferma, poi trasmutata in Fermina, era condotta per le vie della città: “la statua della Santa, addobbata delle vesti più ricche e ornata di pietre, che la Priora della Festa aveva preso in prestito, e la Reliquia portata dal nostro Priore non fecero in tempo ad apparire sulla darsena che si sentì il saluto di tutti i cannoni delle Galere”.

Labat ha descritto anche il tradizionale “lancio delle papere”, uno dei giochi che si svolgevano nelle acque del porto:

“Il suono dei tamburi avvertì che stavano per cominciare. All’inizio si gettarono in mare da sopra la terrazza del Palazzo Apostolico, chiamato la Rocca, numerose oche e anatre. Benché fossero assolutamente domestiche, apparvero sulla scena sotto il nome di anatre e oche selvatiche; in qualche modo lo divennero che videro un gruppo di Bonavoglia, di Marinai e di canaglie gettarsi a nuoto per afferrarle. I pennuti si immergevano e rendevano inutili gli sforzi di quelli che li inseguivano. Il cattivo umore di chi mancava il colpo produsse scazzottate, ci furono nasi rotti e occhi pesti, alla fine tutte le anatre furono prese e i cacciatori felici le portarono in trionfo alla bettola per mangiarsele” (F.Correnti e G. Insolera, I viaggi del padre Labat dalle Antille a Civitavecchia, 1693-1716, 1995, pp.286-287). Gli altri giochi erano la corsa delle feluche e in città, presso la piazza di San Giovanni, il carosello a cavallo e la giostra del saracino.

Gli stessi giochi contrassegnavano le feste di Santa Fermina cento anni dopo:

“Notizie del giorno, Roma giovedì 9 aprile 1818.

Siamo stati uffiziati ad inserire la seguente Notificazione:

Particolare, ed esemplarissima è stata mai sempre la devozione, e venerazione del Popolo di Civitavecchia verso l’inclita gran Protettrice della Città, e Porto, Santa Fermina. Le scorse calamità, e vicende; la decadenza del commercio; le non abbondanti passate stagioni interposero negli anni antecedenti una positiva impossibilità alla solita annua solennizzazione della Festa, nel giorno della di lei ricorrenza. Quanto dolorosa però, e sensibile al cuore de’ divoti abitanti di Civitavecchia è riuscita la seguita sospensione nei decorsi anni, altrettanto consolante, grata, e piacevole riesce in quest’anno la straordinaria fissata solennizzazione della detta Festa, che avrà luogo nel giorno 28 aprile corrente. E perché sia noto ad ogni ceto di Persone, e specialmente ai Naviganti, l’ordine preciso, con cui verranno regolate non solo le funzioni sacre nella Chiesa di S. Maria de’ RR.PP. Domenicani, ma ben’anche i pubblici Spettacoli, e trattenimenti, che, con Superiore Permesso, avranno luogo in quella occasione, se ne dà il seguente dettaglio:

La Festa della gran Santa Protettrice avrà principio il dì 27 aprile 1818 al mezzogiorno in punto con sparo de’ cannoni nel Forte, che ne annunzia l’apertura.

Alle ore 21 nella Chiesa di S. Maria decentemente addobbata, vi sarà Vespero in musica.

Alle ore 23 vi sarà devota Processione per la Città con Banda, ed accompagnamento militare.

La sera vi sarà generale illuminazione della Chiesa, e Città con sinfonie, e Banda nelle Piazze.

Ad un’ora di notte vi sarà fuoco di artificio nella Piazza di S. Francesco, ed elevazione di un Globo aerostatico.

Il dì 28 giorno della Festa, sparo de’ cannoni all’alba nel Forte. Alle ore 14 sinfonie, e musica nelle Piazze. Alle ore 16 Messa cantata in musica.

Alle ore 20 Giuochi a mare di diverse qualità, con premio. Alle ore 22 Cuccagna a mare.

Alle ore 23 Corsa di Cavalli fuori Porta Romana con premio.

La sera illuminazione generale di Chiesa, e Città, sinfonie, e Bande nelle Piazze.

Ad un’ora di notte incendio di grandiosa macchina di Fuoco artificiale in Piazza d’armi, e sparo di cannoni.

Il dì 29 detto alle ore 14 Giuochi a mare di diverse qualità con premio. Alle ore 16 Corsa de’ Cavalli. Alle ore 21 Giostra, e Steccato ad uso di Anfiteatro. Alle ore 24 Globo aerostatico.

Dalle ore 24 suddette alle ore due, e mezzo di notte, avrà luogo un’Accademia di Poesia estemporanea, che verrà data dall’egregia, e rinomata Poetessa Signora Rosa Taddei, fra le Pastorelle di Arcadia, Licori Partenopea.

Nelle sere del dì 27 e 28 il Teatro sarà illuminato a giorno, e darà un completo trattenimento.

Nei giorni precedenti, e susseguenti la Festa, non mancheranno nella Città, e nelle Case particolari primarie altri onesti, e piacevoli trattenimenti, essendo ogni ceto di Persone animato dal buon desiderio di trattenere con soddisfazione i Sigg. Concorrenti Forastieri, e specialmente i devoti della gran Santa Protettrice”.

Oltre ai giochi, la Festa di Santa Fermina aveva una componente culturale. Padre Labat ricorda che nella grande sala del Palazzo della Comunità si tenevano gli oratori: “si chiama Oratorio un soggetto pio, trattato pressappoco come si trattano i soggetti profani nelle Opere; tranne che qui non ci sono né danze, né rappresentazioni, né macchine, tutto consiste in un recitativo e tutto fu molto ben eseguito. Gli intenditori lodarono molto i versi e la musica. Il soggetto non poteva essere più bello né più ricco poiché era la vita, il martirio e i miracoli di Santa Ferma” (p. 286).

Nel 1818 fu Rosa Taddei, poetessa estemporanea, la protagonista culturale della festa. Non aveva ancora compiuto diciannove anni, essendo nata a Trento il 30 agosto 1799, ma era già famosa in tutta Italia per “la sua maestria nell’arte dell’improvvisazione poetica”. Tale forma di spettacolo era “una prassi diffusasi quasi esclusivamente in Italia tra il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, e i cui temi, derivati per lo più dalla letteratura classica, venivano proposti dal pubblico ed estratti a sorte da un’urna”. La Taddei a Roma fu ammessa nell’Arcadia fra le “pastorelle”. La poetessa intensificò “le sue esibizioni poetiche in ambienti sia privati sia pubblici e prese a viaggiare in molte città d’Italia dove venne acclamata e riconosciuta come una tra le migliori interpreti del poetare all’improvviso, ricevendo numerosi attestati, dediche e menzioni di lode in scambi epistolari tra letterati” (F.R. Rietti, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 94, 2019). Nel 1826 ritornò ad esibirsi a Civitavecchia.

Così Civitavecchia festeggiava la sua santa Patrona trecento e duecento anni fa.

* presidente Società Storica Civitavecchiese