DON IVAN LETO*

Siamo ancora nel periodo pasquale, ma alla vigilia dell'Ascensione e della Pentecoste. Gli apostoli, dopo alcuni anni di vita in comune con il Signore e, soprattutto, dopo gli avvenimenti di Pasqua, sanno che non possono più vivere senza di Lui. Non sempre hanno capito Gesù, ma hanno sempre sentito di appartenergli.

Ora, nella stanza del cenacolo, luogo testimone della grande liturgia che ha preceduto il calvario e dell'incontro con il risorto, sentono parole di addio e avvertono il pericolo di un cambiamento. Parole come "orfani", "abbandonati", "non mi vedrete più" turbano gli apostoli.

Ancora una volta viene loro chiesto di andare oltre la logica umana e di aver fiducia – fede – in Gesù. Lui non vuole una separazione, ma una vicinanza più grande. L'intimità resta e il legame non viene interrotto. Il salto è notevolissimo: il dono dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio, ci fa più che "vicini". Per arrivare su questa cima, che dà le vertigini della vita spirituale, Gesù stesso indica la condizione: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti". La frase è composta in modo speculare: l'osservanza dei comandamenti è la prova dell'amore; ma è vero anche: l'amore è la prova dell'osservanza dei comandamenti. Mai più le due cose separate, anche perché il "primo" dei comandamenti resta l'amore, l'amore di Dio e l'amore del prossimo. Anche il nome di Dio è Amore, lo Spirito di Amore. La Chiesa viene da Dio. Vive e si rigenera ogni giorno. Nella storia della Chiesa non ci sono – come una certa informazione faziosa tende a far credere – solo gli scandali, le guerre religiose, l'inquisizione e le altre ombre, dovute ai peccati dei cristiani e ai condizionamenti culturali delle varie epoche. Ci sono anche meraviglie di santità, di carità, di civiltà, di opere sociali, educative, artistiche, culturali. Soprattutto nella Chiesa ci sono anche meraviglie che non si vedono direttamente in se stesse, ma solo indirettamente attraverso i segni. Ciò che non si vede è più importante e incomparabilmente più bello. Si manifesta indirettamente attraverso i segni straordinari e ordinari. I segni non bastano a produrre la fede, perché occorre soprattutto la luce interiore della grazia. Però dispongono a credere, rendono ragionevole la nostra adesione a Dio che si comunica a noi, adesione convinta, appassionata, fruttuosa di buone opere.

*Don Ivan Leto

Cattedrale Diocesi di Civitavecchia-Tarquinia

Parrocchia N.S. di Lourdes