*Don Ivan Leto

Nell'allegoria sulla pecorella smarrita dall'evangelista Giovanni, le pecore e il pastore rappresentano qual cos'altro, noi e Dio. Quando Giovanni scrive questo Vangelo è già avvenuto il terribile effetto provocato dai falsi messìa, la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani. Gesù si qualifica come il Pastore buono, vero, bello, l'unico Messìa che chiama uno ad uno quelli che credono, i discepoli. Ora si capisce anche il "cammina innanzi a loro, e loro lo seguono" perché si tratta di uomini, non di pecore. È la stessa immagine dell'Esodo, quando Dio camminava innanzi al suo popolo sotto forma di nube. Anche il buon pastore precede le pecore e cammina innanzi a loro. Gesù è venuto, inviato da Dio, per portar fuori le pecore dal recinto della Giudea e spargersi in tutto il mondo nella sequela del loro Pastore. Le cose sono cambiate; non c'è più bisogno di quella terra, di quell'atrio, di quel tempio, per la salvezza. Ora la salvezza è tutta in Gesù: "Io sono il pastore vero". Il pastore buono è quello vero ed entra dalla porta. Immagine semplicissima per dire che rapporto corre tra il Figlio e il Padre e che il Vangelo di Giovanni descrive: il Figlio è mandato dal Padre, non dice e non fa nulla se non ciò che sente e vede dal Padre, è rivolto verso di lui, vive per lui, è amato da lui; non prende nulla da sé, ma riceve tutto dal Padre. Nei sinottici il pastore riporta all'ovile la pecora perduta; qui invece porta fuori le pecore dal recinto, quasi come se le liberasse. Il termine "recinto" nelle Scritture indica il cortile del Tempio di Gerusalemme. Sembra di capire che è finito il tempo di stare in quel "recinto" e inizia il grande viaggio dietro al Pastore, per le strade del mondo. Le pecore ascoltano il pastore che le chiama una per una per condurle fuori nel grande ultimo esodo verso la terra promessa nella pienezza della comunione con Dio. È un esodo diverso da quello antico, perché è il volto pasquale della storia inaugurata da Gesù e che si estende ad altre pecore che non sono di questo ovile. I pastori, l'ovile, le pecore, immagini vicine a quella di popolo di Dio che il Concilio ha usato per disegnare la Chiesa. E gregge, se possibile, dice più che popolo, perché oltre al cammino indica anche la direzione e la guida. È la signoria di Gesù, un pastore tenero e appassionato, che ha i tratti più dello sposo che del guardiano del gregge, è anche l'immagine e il modello di tutti i pastori che, nel tempo, lo hanno rappresentato.

*Don Ivan Leto

sacerdote della Diocesi

Civitavecchia - Tarquinia