CIVITAVECCHIA – Una tradizione che si rinnova, racchiusa nel centro storico, nel cuore della città, dove ogni anno si snoda la processione del Cristo Risorto che a Civitavecchia si svolge la prima domenica dopo la Pasqua, la domenica “in albis”. Custode di questa tradizione la Confraternita dell’Orazione e Morte con i confratelli che, in questa occasione di festa, vestono con il saio bianco e non con quello nero. Ieri sera il corteo religioso si è snodato dalla Cattedrale – dove il vescovo Gianrico Ruzza ha celebrato la messa animata dal coro dell’Ensemble Incantus – salendo per corso Centocelle ed entrando nelle stradine del centro storico. Suggestivo il passaggio davanti al civico 23 di via dei Granari, dove era stato allestito anche un piccolo altare. Proprio qui, narra la leggenda, una volta c’era la locanda Poli, dove si fermavano spesso i pellegrini diretti a Roma.

Era il 1713 quando ne arrivò uno e, stanco del suo viaggio, sostò per un paio di giorni per trovare ristoro. Il proprietario dell'attività non vide più scendere quel pellegrino e, dopo tre giorni, aprì la porta della stanza e con grande meraviglia vide la camera in ordine e trovò la statua lignea del Cristo Risorto. Quell'uomo fece perdere ogni traccia, fu un'inspiegabile scomparsa accompagnata da un prezioso ritrovamento. Da quel momento la statua è custodita dalla confraternita dell’Orazione e Morte all’interno della chiesa di Santa Maria, dove è rientrata la processione. Il priore della Confraternita Giacomo Catenacci ha ringraziato il vescovo Ruzza, le istituzioni, il Sindaco e il presidente della Fondazione Cariciv Gabriella Sarracco presenti, alle forze dell’ordine e ai volontari che si sono adoperati per lo svolgimento in sicurezza della processione “e soprattutto – ha spiegato – ai portatori della statua di Santa Fermina che da anni effettuano il trasporto del Cristo Risorto. Grazie anche alla Compagnia portuale che ha messo a disposizione uomini e mezzi per spostare la statua in cattedrale , alla banda Ponchielli, alle confraternite custodi delle tradizioni e al nostro parroco don Cono, per la sua straordinaria vicinanza”.